Assolto in appello l’ex ministro della Sanità, Francesco Storace, nell’ambito del processo per il cosiddetto Laziogate. In primo grado era stato condannato ad un anno e sei mesi per concorso nell’accesso abusivo a sistema informatico.
Storace, così come altre sette persone coinvolte nella vicenda, è stato assolto con la formula “perché il fatto non sussiste”. La vicenda riguarda la presunta incursione illecita nella banca dati dell’anagrafe del Comune di Roma e all’attività di spionaggio compiuta ai danni di Alternativa Sociale, il movimento guidato da Alessandra Mussolini, nella primavera del 2005. I giudici della I corte d’appello di Roma, presidente Eugenio Mauro, hanno fatto cadere le accuse nei confronti anche del suo ex portavoce Nicolò Accame, che in primo grado aveva avuto 2 anni. Assolti Mirko Maceri, che era ex direttore di Laziomatica; così come l’avvocato Romolo Reboa (che presentò l’esposto a suo tempo contro As); e Nicola Santoro, figlio del magistrato della commissione elettorale presso la corte d’appello di Roma che escluse Alternativa Sociale dalle elezioni. Avevano avuto un anno. Cadute le contestazioni anche per l’allora vicepresidente del consiglio comunale per An, Vincenzo Piso (per cui anche in primo grado la Procura aveva chiesto l’assoluzione). Unica condannata, Tiziana Perreca, ex collaboratrice dello staff di Storace, che ha avuto 6 mesi per favoreggiamento. Confermata l’assoluzione di Daniele Caliciotti, l’ex dipendente di Laziomatica. E nei suoi confronti non era stata appellata la sentenza.
“Sette anni di calvario e oggi scopriamo che questa vicenda, per la quale mi sono dimesso da ministro della Sanità e costata la corsa per la Regione Lazio, non sussiste”. Così Francesco Storace commenta, visibilmente commosso, la decisione della I sezione della corte d’Appello di Roma che lo ha assolto nella vicenda Laziogate. “Questa storia all’epoca venne definita uno scandalo. Alla luce di tutto ciò posso affermare che comunque non sono riusciti a togliermi la dignità”, ha detto lasciando la Corte d’Appello.