MARCIANISE – L’ottava sezione penale del Tribunale di Roma ha dichiarato prescritti i reati di truffa e malversazione ai danni dello Stato per il conseguimento di erogazioni pubbliche a carico di otto tra amministratori ed ex dirigenti della Ixfin, società di telecomunicazioni fallita nel 2006 che aveva la sua sede a Marcianise (Caserta), nello stabilimento ex Olivetti.
Tra gli imputati per cui il collegio composto dai magistrati Marcello Liotta (presidente), Paola Di Nicola e Carmela Squicciarini ha disposto oggi con sentenza il non doversi procedere, figurano gli imprenditori friulani Massimo Zanzi, patron della Telital di Trieste, Loreto Fulchir, proprietario della Finmek, altra azienda di telecomunicazioni con base a Santa Maria Capua Vetere i cui lavoratori sono da qualche giorno in mobilità, Renzo Polesel, ex vice-presidente di Confindustria Caserta e gli alti dirigenti Fiorenzo Ardemagni, Ennio Conchiglia, Marcello Biagioni, Fabrizio Rotulo e Gaetano De Francesco. Per tutti l’accusa era di aver utilizzato per finalità diverse da quelle stabilite i circa 15 milioni di euro erogati dal Ministero dello Sviluppo Economico tra il 1999 e il luglio del 2005 per progetti di ricerca e prodotti altamente tecnologici, come la banda larga e la Concept Car, una specie di auto del futuro. I fondi pubblici, previsti da un contratto di programma da 159 miliardi siglato nel 1998, servivano a tenere in vita lo stabilimento ex Texas Instruments di Aversa, che l’Ixfin abbandonò per trasferirsi allo stabilimento ex Olivetti di Marcianise. Quest’ultimo, è emerso nel corso del processo conclusosi a Roma, fu lentamente spogliato di macchinari acquistati con soldi pubblici, finiti nelle altre sedi aziendali Ixfin di Chieti e Avezzano, mentre gli avveniristici progetti rimasero sulla carta; l’area Ex Texas di Aversa invece, ubicata nei pressi della fermata della metro regionale, fu acquisita dopo vari passaggi dall’Esseci Immobiliare di Aniello Cesaro, fratello dell’ex presidente della Provincia di Napoli Luigi Cesaro. Dopo il fallimento della Ixfin, i quasi 700 lavorarori finirono in cassa integrazione, per loro da circa un mese è poi scattata la mobilità. Furono 141 dipendenti nel 2001 a presentare una dettagliata denuncia alla Procura di Santa Maria Capua Vetere; l’indagine, andata avanti tra mille difficoltà – con quattro pm cambiati – si è chiusa nel 2007 lasciando fuori l’ultimo titolare della Ixfin, l’imprenditore irpino Massimo Pugliese. La competenza è poi passata al Tribunale di Roma ma intanto dei 141 denuncianti molti si sono stancati di attendere giustizia; solo in tre alla fine si sono costituiti parte civile mentre il Ministero per lo Sviluppo Economico, nonostante i fondi erogati inutilmente, non si è costituito nel processo. I 15 milioni erogati per i progetti fasulli e mai recuperati sono poi costati all’Italia un deferimento alla Corte di Giustizia da parte della Commissione Europea per aiuti di Stato illegali. Le motivazioni della sentenza verranno depositate entro novanta giorni.