NAPOLI – Istituzione del sistema satellitare di controllo sui flussi di rifiuti industriali, inasprimento delle pene per reati ambientali, blocco del flusso di rifiuti industriali verso la Campania, istituzione di una cabina di regia dei prefetti di Napoli e Caserta per coordinare controllo del territorio e azione investigativa. Queste le quattro e più urgenti richieste avanzate oggi dal Coordinamento dei Comitati della Terra dei Fuochi nel corso di una conferenza stampa nel palazzo del Consiglio Comunale di Napoli.
“In questi anni – ha spiegato Lino Chimenti, uno dei leader del coordinamento – abbiamo avuto molti incontri con le istituzioni senza però nessun riscontro concreto. In questo senso è stata importante la gaffe del prefetto di Napoli nei confronti di don Patriciello perché ha dato risalto alla battaglia che stiamo conducendo coordinando le azioni di tutti i comitati e le associazioni dei vari comuni della Terra dei Fuochi”. Chimenti ha ricordato che è stata depositata la querela che, ha spiegato l’avvocato Ambrogio Vallo, legale che sta seguendo la vicenda “sono stati denunciato per omissione di atti d’ufficio tra le altre cose. La querela era stata inizialmente firmata dai coordinatori dei vari movimenti ma quando l’abbiamo aperta ai cittadini sono arrivate 33mila firme e altre 2.500 sono giunte dopo che avevamo già presentato la querela stessa. La nostra intenzione principale è quella di stimolare la magistratura ad esercitare l’obbligatorietà dell’azione penale in questo campo”. Il legale ha detto di aver trovato “grande comprensione da parte del ministro dell’Interno Cancellieri e dell’ambiente Clini che abbiamo incontrato nei giorni scorsi”. In particolare il titolare del dicastero dell’ambiente “ci ha assicurato che entro dicembre ci sarà una svolta positiva nel sistema di controllo satellitare dei flussi di rifiuti industriali e che nel giro di due mesi saranno resi noti i risultati delle indagini dei Noe dei carabinieri nel territorio della Terra dei Fuochi”.
Alla conferenza stampa ha partecipato anche Antonio Marfella, oncologo del Pascale che da anni si batte per far emergere la verità sul nesso tra rifiuti e tumori. Marfella ha detto che “il problema dei rifiuti urbani per anni ha coperto il vero disastro dei rifiuti industriali: la Campania ne importa una tonnellata al minuto e almeno la metà è composta da rifiuti tossici”. “Va anche considerato – ha spiegato Marfella – che la provincia di Napoli è la più grande fabbrica al mondo di borse e scarpe che vediamo sulle bancarelle di tutta Italia e anche all’estero e che qui vengono prodotti senza che ci sia alcuno smaltimento legale degli scarti di lavorazione, che vengono smaltiti illegalmente nella Terra dei fuochi”. Il professore, rivolgendosi al ministro dell’ambiente Clini per le sue dichiarazioni dei giorni scorsi sul no delle regioni del nord di smaltire i rifiuti campani costretti quindi a essere esportati, ha detto che “non si tratta di scelte politiche ma della consapevolezza che hanno gli amministratori del nord che nei rifiuti campani ci sono anche tutti i rifiuti industriali velenosi che dalle loro regioni arrivano in Campania”. “E’ assurdo che in Campania – ha aggiunto – manchino discariche autorizzate anche gestite da privati per i rifiuti industriali. Tutto viene smaltito illegalmente e in questo Gomorra ci ha danneggiato, perché ha romanzato il fenomeno e ha fatto pensare che arrestando i boss della camorra il problema sarebbe stato risolto”. Il medico ha poi lanciato un doppio appello: “Alla dottoressa Annamaria Colao, scienziata e moglie del governatore Caldoro, perché nell’ambito delle ricerche portate avanti col suo staff dedichi un’indagine alle cause di malattie come l’endometriosi in Campania. E alla dottoressa Triassi che ha effettuato le perizie per l’Ilva di Taranto e che, da napoletana, scenda in campo anche per la sua terra”.