La lunga estate calda è finita e, nelle case italiane, è di nuovo tempo di riscaldamenti. Le famiglie cominciano così a fare i conti con prezzi che, sia per il gas che per il gasolio, pongono l’Italia al top d’Europa e qualcuno riscopre allora la più economica legna, rimettendo in funzione camini e vecchie stufe.
Stando al calendario diffuso da Confedilizia, entro la fine di novembre i condomini di tutte le città potranno far ripartire le caldaie: la fascia dei centri più freddi (che comprende anche Milano) è già ripartita il 15 ottobre, un’altra consistente fetta (con Roma) il primo novembre, tutte le altre città potranno rimettere la manopola su ‘on’ tra il 15 novembre e il primo dicembre. Il regolamento prevede che si possa accendere il riscaldamento al di fuori di questi periodi solo in presenza di situazioni climatiche eccezionali: in caso contrario, è prevista una multa da 500 a 3mila euro. Ma, a giudicare dalle spese a cui vanno incontro le famiglie per riscaldare le abitazioni, difficilmente ci sarà qualcuno che infrangerà la legge accendendo i termosifoni al di fuori del periodo prestabilito. Indipendentemente dalla fonte energetica scelta, il vecchio gasolio da riscaldamento o il più moderno metano, le bollette sono a molti zeri. Nella classifica europea dei prezzi del gas, stando all’ultima Relazione dell’Autorità per l’energia, l’Italia è sensibilmente al di sopra della media europea: il costo al lordo delle tasse, nella fascia di consumo più bassa, è pari a oltre 98 euro al metro cubo (contro 90 dell’Unione europea), in quella media è di quasi 83 euro (contro 64) e in quella alta di 76 euro (in Europa se ne pagano 59). Anche le case che hanno scelto di non affidarsi al metano non hanno di che sorridere: stando elle statistiche presenti sul sito del ministero dello Sviluppo economico (che prendono in considerazione solo il prezzo industriale, a cui vanno quindi aggiunti i margini delle imprese e le tasse), l’Italia è nelle posizioni di testa con 797 euro per ogni mille litri, superata solo da Malta (827) e Danimarca (815). Sarà quindi anche per questo che le famiglie, come annuncia la Coldiretti, riscoprono stufe e camini, facendo impennare l’import di legname. L’organizzazione agricola ricorda infatti che nei primi sette mesi dell’anno, stando ai dati Istat, le importazioni sono aumentate del 26% rispetto a 10 anni fa: e, in tutto il 2012, l’attesa è per un import pari a 3 miliardi di chili.