Il Senato, con 191 sì, nove no e 45 astenuti, approva il ddl sulle professioni non regolamentate che punta a colmare una lacuna e a superare la divisone tra professioni di serie A e di serie B. Il testo, già approvato a Montecitorio torna, però, alla Camera per alcune modifiche che non inficiano l’impianto del testo che dà una regolamentazione a professioni che non hanno ottenuto il riconoscimento legislativo e che nella quasi totalità dei casi hanno dato vita ad autonome associazioni professionali rappresentative di tipo privatistico.
Si tratta delle cosiddette professioni “non regolamentate o non protette”, diffuse in particolare nel settore dei servizi, che non necessitano di alcuna iscrizione ad un ordine o a un collegio professionale per poter essere esercitate. Si tratta di regolamentare un settore vitale del mondo delle professioni che coinvolge più di tre milioni di lavoratori, spesso altamente qualificati: dai comunicatori ai biotecnologi, dagli interpreti, ai webmaster, ai fotografi, dai consulenti informatici agli antropologi, dai fisici agli archeologi, dagli osteopati ai chinesiologi, fino agli amministratori di condominio, con cui quasi tutti i proprietari di casa hanno a che fare. Viene definita professione non organizzata in ordini o collegi “l’attività economica, anche organizzata, volta alla prestazione di servizi o di opere a favore di terzi, esercitata abitualmente e prevalentemente mediante lavoro intellettuale, o comunque con il concorso di questo, con esclusione delle attività riservate per legge a soggetti iscritti in albi o elenchi”. Si consente al professionista di scegliere la forma in cui esercitare la propria professione sia in forma individuale libera, che associata o societaria o nella forma di lavoro dipendente. Le associazioni professionali, su base volontaria, dovranno diffondere il rispetto di regole deontologiche, favorendo la scelta e la tutela degli utenti nel rispetto delle regole sulla concorrenza. “Il riconoscimento di queste figure professionali – sottolinea la relatrice del provvedimento Anna Maria Fioroni (Pd)- non è importante solo per i lavoratori. La facile individuazione dei percorsi di competenza dei professionisti non organizzati da parte dei consumatori destinatari delle prestazioni, permette a quest’ultimi di usufruire di un’offerta di servizi di superiore qualità, corrispondenti a quelli effettivamente richiesti, in un regime di libero mercato”. “In quest’ottica – sostiene la relatrice – la tutela del consumatore si inserisce nell’ambito del principio della libera concorrenza di origine europea”. Tra gli emendamenti approvati al Senato, che comportano un nuovo passaggio a Montecitorio, ce n’é uno, presentato dal senatore Enrico Musso (Udc – Autonomie) che cancella l’obbligo per i professionisti delle professioni non regolamentate di inserire negli atti scritti la dicitura “professione non organizzata in ordini o collegi” vista la nuova disciplina. Anche se su questa modica c’ erà il parere negativo della relatrice e del governo (rappresentato dal sottosegretario all’Economia, Claudio De Vincenti) la maggioranza dei senatori ha accolto la tesi del presentatore di voler evitare “una connotazione negativa, oggettivamente ghettizzante, in cui si vuole reintrodurre la distinzione tra le professioni vere, che sarebbero quelle degli ordini, e le altre di serie B”.