ROMA – Maria Rosaria Schiavone, nipote di Francesco, boss dei casalesi noto come Sandokan, è stata condannata a 18 anni di carcere dal tribunale di Roma con l’accusa di tentato omicidio ed estorsione. Stessa pena è stata inflitta al marito della donna, Pasquale Noviello che già sta scontando una condanna, sempre a 18 anni, per vicende legate alla criminalità organizzata.
I due sono accusati di aver messo in atto, insieme ad altre persone, un agguato nei confronti di Francesco Cascone, titolare di un ristorante a Cisterna di Latina, nella lotta per la conquista del territorio a sud di Roma. Con la Schiavone sono stati condannati anche suoi affiliati: il tribunale ha inflitto 8 anni di reclusione a Francesco Gara, 9 anni ad Agostino Ravese e, con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, 4 anni a Mario Noviello. Il tribunale capitolino ha inoltre condannato, per tentato omicidio, a 4 anni e 6 mesi di reclusione anche Cascone che dopo essere scampato all’agguato aveva tentato un “blitz” omicida per farsi giustizia. Per la nipote di Sandokan e per il marito il Pm Barbara Sargenti aveva chiesto condanne rispettivamente a 22 e 18 anni di reclusione. “Questa decisione darà nuovo impulso alle indagini antimafia già in corso nel distretto di Roma”. Così il Procuratore della Repubblica della Capitale Giuseppe Pignatone ha commentato la sentenza di condanna di alcuni esponenti del clan dei Casalesi emessa in serata a piazzale Clodio. Pignatone, in particolare, ha espresso “soddisfazione poiché la sentenza ha riconosciuto la validità dell’impostazione accusatoria e condannato gli imputati per il reato di cui all’art. 416/bis (associazione per delinquere di stampa mafioso, ndr) quali appartenenti ad un’associazione camorristica operante a Latina”.