“Se alle primarie ci sono candidati indagati non ci sarò io”: la posizione espressa dal segretario del PdL Angelino Alfano segna un deciso cambio di passo e crea sorpresa in un partito che, soprattutto nella sua componente di ex Fi, ha sempre fatto del garantismo una bandiera, secondo la linea di Silvio Berlusconi. Tanto che le parole di Alfano non possono non essere lette come un segnale di forte discontinuità col Cavaliere, più vicine alla linea degli ex An.

Questo nonostante, nel tardo pomeriggio, su Twitter il segretario precisa che Berlusconi è da considerarsi un “perseguitato della giustizia. Siamo stati, siamo e saremo al suo fianco”. E ancora: “garantismo sì, impunità no. Non tutti sono perseguitati”. Sulla base di quale criterio si possa stabilire la differenza tra gli uni e gli altri, resta però tutta da capire. Un plauso alla sortita del segretario arriva da Giorgia Meloni, l’altro candidato forte di queste primarie che si celebreranno il 16 dicembre, che in un Tweet scrive: “Bene Alfano. Non mi candido neanche io alle primarie se ci sono indagati in lista”. Ma subito dopo passa all’attacco: “il criterio varrà anche per le politiche?”. Giudizio positivo anche dall’altro candidato Guido Crosetto: “Giusto l’intervento di Alfano. Le candidature del Pdl alle primarie devono superare qualunque vaglio, non solo quello dell’inattaccabilità sotto il profilo giudiziario ma anche quello della trasparenza personale e della serietà dimostrata nella propria vita”. Vittorio Sgarbi invece si ritira dal confronto “disgustato” dalle parole di Alfano, che “senza vergogna, esibisce una questione morale avendo come compagni di partito numerosi inquisiti, rinviati a giudizio e condannati”. “Non possiamo delegare alla magistratura la scelta dei candidati alle nostre primarie – dice Daniela Santanché -. Fino a condanna definitiva si è innocenti. Questo principio vale per tutti e tanto più per un movimento come il nostro che ha fatto del garantismo una bandiera”. Mentre il coordinatore Sandro Bondi, ormai in fortissimo contrasto con la deriva presa dal partito, dichiara: “E’ con rammarico e sorpresa che constato la propensione di Alfano a sortite demagogiche se non addirittura mutuate dalla cultura della destra di La Russa come ad esempio il rifiuto di candidarsi se vi fossero altri candidati anche solo oggetto di indagine”. Se in molti preferiscono non uscire allo scoperto e prendere posizione sull’argomento, tra le voci a sostegno del segretario ci sono anche Franco Frattini e Beatrice Lorenzin: “così risponde a chiare lettere a quel solenne impegno per un partito degli onesti preso il giorno in cui – spiega il primo – fu proclamato segretario politico del partito”. Per la seconda invece le parole di Alfano “segnano il percorso delle primarie, verso il Governo del paese con un partito rifondato”.

 

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