Aveva bisogno di soldi per curare la figlia, gravemente malata: il clan degli “scissionisti” lo sapeva e le offrì mille euro per l’sms che doveva segnalare l’arrivo di Domenico Gargiulo, fidanzato della nipote e vittima predestinata dell’agguato.
Ma la sera del 15 ottobre la cena si prolungò, l’sms tardò e i killer, che attendevano in strada, spararono all’uomo sbagliato, uccidendo Pasquale Romano. E’ stata la stessa Anna, da pochi giorni collaboratrice di giustizia assieme ai figli Carmine e Gaetano, a rivelare agli inquirenti lo sconvolgente retroscena dell’agguato costato la vita al giovane operaio, estraneo all’ambiente dei clan di Scampia e Secondigliano. La donna, che ora vive in una località segreta e protetta con la famiglia, si è presentata nella notte tra venerdì e sabato al commissariato di Scampia e ha reso nota la decisione di collaborare. Una decisione presa, ha spiegato, un po’ per la paura di essere uccisa, un po’ per il rimorso di avere provocato, involontariamente, la morte di una persona perbene. Anna e i figli hanno consentito di ritrovare l’auto usata dai killer, una Ford Focus che era stata nascosta, ma soprattutto di identificare i mandanti e gli esecutori dell’agguato di corso Marianella: la Focus la guidava Giovanni Marino, 22 anni, fermato ieri dai carabinieri. A sparare, sollecitato dallo stesso Marino, è stato invece un altro giovane pregiudicato, già condannato in primo grado all’ergastolo per un omicidio commesso nel 2007 ma assolto (e scarcerato) in appello. Ai tre le forze dell’ordine stanno ora dando la caccia, mentre i pm Sergio Amato ed Enrica Parascandolo si preparano a formalizzare la richiesta di convalida del fermo di Marino. L’udienza dovrebbe svolgersi sabato. Sia Anna sia i suoi due figli erano noti alle forze dell’ordine: la donna, in particolare, era stata arrestata nel 2007 nell’ambito di un’operazione antidroga; era accusata di fare da vivandiera agli spacciatori che trascorrevano ore e ore nelle “piazze” a vendere droga, portando loro bevande e cibi caldi. La donna non ha avuto una vita facile: ha perso un figlio e un’altra figlia ha gravi problemi di salute; a pagare le cure deve provvedere lei, perché il marito è detenuto: approfittando di questa situazione drammatica, i clan le hanno offerto modeste somme di denaro per segnalare ai killer l’arrivo delle vittime predestinate, quello che in gergo si definisce “fare da specchiettista”. E’ molto probabile che già altre volte Anna abbia dato agli uomini del clan degli “scissionisti” notizie sugli spostamenti dei loro bersagli.