NAPOLI – “Né lui piacque a me né io a lui”. Così Alfredo Vito, ex deputato di Forza Italia, descrive le sensazioni avute dal suo primo incontro, in un bar del quartiere Vomero, con Alfonso Papa, l’ex magistrato e deputato Pdl attualmente sotto processo a Napoli nell’ambito della vicenda giudiziaria scaturita dall’inchiesta P4.
Vito, che durante la cosiddetta prima repubblica era un esponente della Dc (“mister centomila preferenze”, coinvolto nelle indagini di Tangentopoli) ha risposto in qualità di testimone alle domande del pm Henry John Woodcock soffermandosi sui rapporti di Papa con gli ambienti politici e imprenditoriali, e con quelli della Guardia di Finanza. La deposizione è avvenuta nel corso di una udienza protrattasi fino al tardi pomeriggio che si è conclusa con una lunga dichiarazione spontanea dell’imputato Papa. L’ex parlamentare di Fi, che fu tra i primi inquisiti della tangentopoli napoletana (“ma rispetto a 20 anni fa le cose sono peggio di prima”), ha datato il primo incontro con Papa al 1994-95 (l’imputato sosterrà poi che esso avvenne invece nel 1998, spiegando che quattro anni prima aveva da poco partecipato al concorso in magistratura), che a suo dire fu sollecitato dallo stesso Papa attraverso un comune amico. Per quanto concerne la carriera di Papa e la candidatura alle elezioni politiche nella lista del Pdl, Vito ha detto di essere stato “colto di sorpresa dalla indicazione di Papa che non aveva alcuna esperienza politica precedente”. “Si sapeva – ha aggiunto – che era stato indicato dal sottosegretario Letta, che non lo conosceva”. Secondo il testimone, infatti, a favore di Papa giocarono i suoi rapporti di amicizia con l’ex direttore del Sismi Pollari e il fatto che Letta ha avuto a lungo la delega ai servizi segreti (“era lecito pensare a un fatto del genere”, ha detto Vito riferendosi agli appoggi politici a Papa). Alfredo Vito ha inoltre ricordato i contrasti che ebbe con l’ex coordinatore campano del Pdl Nicola Cosentino, anche in conseguenza della richiesta di arresto avanzata nei confronti del parlamentare casertano. “Tra coloro che si alzarono in difesa di Cosentino ci fu Papa”. “Gli domandai – ha riferito Vito – ‘perche’ hai sostenuto Cosentino?’. Lui mi rispose: ‘Se Berlusconi vuole mantenere Cosentino e Cesaro (l’ex presidente della Provincia di Napoli, ndr) a ma che importa?”. Il testimone ha poi confermato che Papa era molto vicino agli ambienti della Guardia di Finanza, rapporti che a suo dire sarebbero in relazione con l’amicizia con Pollari. Ha anche detto di aver saputo dagli imprenditori Gallo e Fasolino che questi venivano impauriti da Papa che paventava l’esistenza di indagini a loro carico per ottenere vantaggi (un assunzione, nonché soldi e altre utilità. Prima della chiusura dell’udienza, Papa ha reso una lunga dichiarazione spontanea in cui ha respinto le accuse fornendo spiegazioni su vari episodi emersi dall’inchiesta e dal processo. Ha riferito, tra l’altro, che con Vito “le strade non si sono mai incrociate” e che con l’ex deputato si era realizzato “uno iato di progetti e interessi: aspirava alla candidatura e invece sono stato candidato io”. Ha anche sottolineato che erano normali i buoni rapporti con ufficiali della Finanza, che si erano rafforzati in considerazione del fatto che, per il suo incarico rivestito al ministero della Giustizia, era lui a firmare l’assegnazione di finanzieri presso vari organismi internazionali.