La mancata approvazione del dl di riforma del sistema delle Provincepotrebbe portare al caos istituzionale, perche’ non si saprebbe piu’ a chi vanno le competenze (dalle strade alle scuole, dai rifiuti alla pianificazione territoriale) attribuite a queste all’esito del riordino e ci vorrebbero nuove leggi dello Stato per assegnarle.
C’e’ anche questa fra le osservazioni che il governo, con un appunto del dipartimento per le riforme istituzionali guidato da Carlo Deodato, ha fatto arrivare ai senatori, alla vigilia della seduta, fissata lunedi’ alle 20 della commissione affari costituzionali e a pochi giorni dal previsto inizio dei lavori d’aula, su cui pende la pregiudiziale di costituzionalita’ che il Pdl ha preannunciato.
Non solo: la mancata approvazione del provvedimento non realizzerebbe quei risparmi importanti che erano stati stimati nella spending review dai 300 ai 500 milioni l’anno, a regime, e renderebbe problematico l’avvio, a gennaio 2014, delle citta’ metropolitane perche’ il sistema delle regole contenuto nell’articolo 18 della Spending non srebbe completo. Lo sarebbe diventato proprio con l’approvazione della riforma che riduce le 107 Province italiane. Una questione, quella della inversione della prolificazione nella P.A., che rischia di diventare un’occasione perduta. “L’eventuale mancata conversione in legge del dl di riordino delle Province comporterebbe una situazione di caos istituzionale”, si legge nel testo arrivato nelle mani dei senatori. Vi sarebbero, infatti, “gravi e pesanti effetti” che ne comprometterebbero la funzionalita’. “Tra le conseguenze, oltre ai mancati risparmi che si sarebbero ottenuti con la riduzione delle Province, ci sarebbe una lievitazione dei costi a carico dei Comuni e soprattutto delle Regioni. Le citta’ metropolitane restano istituite solo sulla carta e la loro operativita’ sarebbe ostacolata da una serie di fattori: mancanza di definizione del sistema elettorale del consiglio metropolitano; incertezze sui rapporti tra sindaco del comune capoluogo e sindaco metropolitano; incertezze sui rapporti patrimoniali e finanziari; perimetro diverso per Firenze e Milano”. Si lascerebbero i perimetri e le dimensioni delle province tali e quali, facendo ‘rinascere’ cosi’ 35 province, si sottolinea, e verrebbe meno l’individuazione delle funzioni fondamentali delle province, che “restano titolari di sole funzioni di indirizzo e coordinamento” mentre le Regioni dovranno emanare entro la fine di quest’anno “leggi per riallocare le funzioni”. Se non provvederanno “lo Stato dovra’ intervenire in via sostitutiva”. E ancora: “si vivra’ un periodo di incertezza per l’esercizio di funzioni fondamentali per i cittadini (come manutenzione di scuole superiori e strade, gestione rifiuti, tutela idrogeologica e ambientale). Il mancato “riordino delle Province si riflette sulla riorganizzazione dell’amministrazione periferica dello Stato e sui risparmi alla stessa collegati”, si sottolinea nel testo.