La situazione epidemiologica in Campania è “generalmente sfavorevole rispetto al resto d’Italia e, tuttavia, i tassi di mortalità, anche per cause specifiche, sono in diminuzione”: è quanto si evince dalla relazione del gruppo di lavoro per l’approfondimento della situazione epidemiologica della regione Campania, consegnata il 28 settembre 2012 e stilata in collaborazione con esperti dell’Istituto superiore di sanità e con rappresentanti della regione Campania.
Il contenuto della relazione è stato reso noto nell’Aula della Camera dal sottosegretario alla Sanità, Adelfio Elio Cardinale, in risposta ad una interpellanza urgente di Paolo Russo (Pdl). “In merito allo stato di salute della popolazione campana, le considerazioni della relazione indicano una situazione generalmente sfavorevole rispetto al resto d’Italia e, tuttavia, i tassi di mortalità, anche per cause specifiche, sono in diminuzione”, ribadisce Cardinale.
“Lo svantaggio di salute dei residenti della regione Campania – spiega Cardinale – comporta una differenza di attesa di vita alla nascita inferiore di due anni rispetto alla regione Marche, che ha l’attesa di vita più elevata in Italia. Lo svantaggio è presente da tempo e non risulta focalizzato su una singola patologia o su un solo sottogruppo di popolazione. In Campania, come in Italia, nel 2009 sono le malattie del sistema circolatorio a rappresentare la quota maggiore di mortalità; risultano inoltre elevati i tassi di mortalità per malattie dell’apparato respiratorio, digerente e per diabete mellito. Per quest’ultimo la mortalità tra le donne è doppia rispetto al dato nazionale”. Quanto ai tumori maligni, dalla relazione si evince che “la mortalità in Campania tra gli uomini è superiore ai valori dell’intera Italia. L’eccesso di mortalità è dovuto al contributo solo delle province di Caserta, solo per gli uomini, e di Napoli per entrambi i generi. Nella regione risultano in particolare più elevati i tassi di mortalità per tumori di fegato, laringe, trachea, bronchi e polmoni, prostata e vescica. Nelle donne sono superiori al riferimento nazionale solo i tassi dei tumori del fegato, della laringe e della vescica. Nelle due province di Caserta e Napoli si osservano i tassi più alti per molte sedi tumorali”. Il sottosegretario chiarisce che “l’analisi della mortalità dal 1988 al 2008, per le principali sedi tumorali più frequenti nelle province di Caserta e Napoli, indica andamenti decrescenti. L’incidenza dei tumori maligni è in aumento in Italia fino alla metà degli anni 2000, ma mostra nei periodi più recenti una flessione. Per la Campania si stimano livelli più elevati rispetto alla macroarea del Sud, ma generalmente in linea con il valore nazionale (tutti i tumori e stomaco in particolare) o inferiori per quanto riguarda colon, retto, prostata, ad eccezione del tumore del polmone, la cui incidenza si va riducendo ma è significativamente più elevata della media nazionale. Nell’area del registro di Napoli si osservano rischi di incidenza generalmente più elevati rispetto al valore stimato regionale e più elevati del dato medio nazionale per i tumori del polmone, fegato, vescica e laringe. Per tutti gli altri tumori esaminati si osservano valori di incidenza inferiori o paragonabili alla media nazionale”. Secondo Cardinale, “questi eccessi sono in buona parte riconducibili a fattori di rischio noti e maggiormente presenti nella area considerata: prevalenza di infezioni da virus per epatite C e B, prevalenza di fumatori. Nelle donne l’incidenza nazionale si stabilizza a partire dal 2000, mentre nelle regioni meridionali l’incidenza continua ad aumentare, arrivando, in previsione nel 2015, ad azzerare il vantaggio sul resto del Paese. La Campania presenta livelli più elevati rispetto alla macroarea sud, ma generalmente inferiori ai valori nazionali (tutti i tumori, in particolare mammella, colon e retto) o equivalenti (come stomaco, polmone e cervice). Napoli presenta un’incidenza di poco più elevata rispetto alla Campania e superiore al dato nazionale per i tumori del fegato, per il linfoma non Hodgkin e, in misura ridotta, data l’esigua casistica, laringe. Non si osservano tendenze diverse dagli andamenti stimati a livello nazionale” Quanto agli andamenti della sopravvivenza per tumore a cinque anni dalla diagnosi, “hanno evidenziato in Italia, negli ultimi vent’anni, un generale miglioramento per tutte le sedi più frequenti, sia per gli uomini che per le donne, in tutte le aree. Tuttavia, permangono differenze geografiche con sopravvivenze più elevate nelle aree del centro-nord rispetto al sud. Se si considera l’insieme di tutti i tumori, esclusi quelli della cute, il confronto per area geografica mostra che la sopravvivenza nel Meridione è inferiore di circa 3 punti percentuali rispetto alla media dei registri (57 per cento versus 60 per cento nelle donne e 49 per cento versus 52 per cento negli uomini). Nell’ambito del meridione, il registro tumori di Napoli si distingue per livelli di sopravvivenza marcatamente inferiori. I dati di sopravvivenza per i tumori per i quali la precocità della diagnosi è predittiva di esito, trovano riscontro nella scarsa adesione ai programmi di screening, che per la regione Campania è significativamente più bassa e lontana dal dato medio nazionale”.