“C’é un clima di giustizialismo pericoloso, di giacobinismo” attorno ai candidati inquisiti, che si spiega anche con “la lotta politica dura, dove passiamo il tempo a lanciarci accuse o a difenderci invece di parlare delle idee”.
Lo afferma in un’intervista alla Stampa Amedeo Laboccetta, candidato in Campania per il Pdl, coinvolto in un’indagine per favoreggiamento che però “mi risulta conclusa e non ho ricevuto nessun rinvio a giudizio e il fascicolo è chiuso in un archivio da qualche parte” ma un giudice, fino alla prescrizione “può decidere di riaprirlo”. E intanto “io sto sulla graticola”. Per questo non ci sta a finire “nel calderone degli impresentabili”. Il Pdl, aggiunge, “ha valutato caso per caso” e “ci sono persone che rientravano nei criteri della legge sull’incandidabilità ma che il partito ha ritenuto di escludere per una valutazione di opportunità politica”. Il politico, pre Labocceta, “sta in una teca dove chiunque si sente in diritto di gettare fango” e ormai “siamo in un frullatore dove tutto viene messo sullo stesso piano, investiti dal fango”.