CASERTA – Tutti attorno a un tavolo. Menù: come arginare l’Udc. E quali ingredienti usare per fare lo sgambetto ai centristi. Ieri sera il sindaco Pio Del Gaudio e i consiglieri comunali di maggioranza hanno banchettato nel ristorante Lucio a Caserta. Tra gli invitati non c’erano gli esponenti del partito di Casini. Sarebbero stati ospiti sgraditi.
Mentre era comodamente seduto anche il vicesindaco Enzo Ferraro. Una rimpatriata organizzata in quattro e quattr’otto, dopo la raffica di adesioni di consiglieri all’Udc. Un esodo che ha fatto diventare i centristi il primo gruppo consiliare, con ben sette componenti. Uno smacco per le altre anime della maggioranza. E soprattutto un rischio. Ora i seguaci di Casini sono determinanti per le sorti dell’amministrazione comunale. Senza Udc il centrodestra può contare sul sostegno di 15 consiglieri più il sindaco. In tutto 16.
Numeri striminziti. Anche perché già da tempo i centristi scalpitano per avere maggiore visibilità in giunta. Tradotto in termini politici vogliono un altro assessore. E allora cosa fare? Come impedire che l’Udc sia l’ago della bilancia? Che mettere in campo per renderli meno pericolosi? Beh, servono nuovi “giocatori”. Cioè una campagna acquisti per rafforzare Del Gaudio e company. E dove pescare? Naturalmente tra le fila della minoranza. I primi abboccamenti sono stati fatti con i consiglieri comunali di “Caserta Viva”, Corvino e Ursomando.
Si tratta di contatti. Per ora nessun accordo. E’ ancora allo studio la contropartita. Ma tra una pietanza e l’altra la cena di ieri sera è servita anche a valutare altre soluzioni. L’ipotesi di dare altro spazio in giunta all’Udc è ancora remota. Ma non esclusa del tutto.
Se i rapporti di forza dovessero restare così come sono, sarebbe praticamente impossibile non accogliere i desiderata dei centristi. Fino al voto c’è tempo. In campagna elettorale non ci saranno scossoni. Non converrebbe a nessuno. Ma dopo le Politiche tutti i nodi verranno al pettine.
Nel frattempo ci saranno altre cene nella speranza di servire all’Udc un boccone amaro.
Mario De Michele