CASERTA – Nasce nella Seconda Università degli studi di Napoli il coordinamento della Run, Rete Universitaria Nazionale, associazione dei Giovani Democratici, che per l’occasione ha diramato il primo documento programmatico . Il responsabile dell’associazione in Terra di Lavoro è l’aversano Pasquale Fiorenzano.
Riformare l’Italia. Si può .
58 mila studenti persi in 10 anni. È questo il dato del sistema italiano universitario. 58 mila ragazzi che si sono arresi prima, che hanno abbandonato al secondo, al terzo anno.
Ed il problema serio è che in Italia rischiano di sparire sul serio alcuni dei 48 atenei pubblici italiani, molti di essi infatti non sono nelle condizioni, a causa dei tagli subiti, di portare avanti la programmazione didattica.
Le emergenze stanno ponendo il sistema dell’istruzione e della ricerca dinnanzi ad una crisi irreversibile, crisi che non consentirà più agli atenei di assolvere i propri compiti istituzionali.
Meno studenti, meno professori, meno investimento. L’Italia spende solo l’1% del Pil nel sistema universitario, un decadimento a nostro avviso annunciato, quasi voluto e ricercato dai Governi Italiani, con Berlusconi prima e con Monti dopo che ha addirittura preferito dare più potere alle baronie accademiche.
Il problema dell’università italiana è quindi essenzialmente un problema di forza attrattiva.
Non abbiamo saputo rispondere alla sfida dei corsi triennali, quei corsi brevi che avevano creato in molti giovani l’aspettativa di poter acquisire in un arco di tempo non troppo lungo un titolo di studio immediatamente spendibile sul mercato. Bisognerebbe allora ripartire proprio da quel progetto, dal progetto triennale per frenare lo spopolamento delle università italiane.
Cosa proponiamo?
Ciascuna università, anche in sede periferica, in accordo con un certo numero di imprese locali , potrebbe introdurre un corso di Laurea Triennale caratterizzato da una presenza simultanea in impresa ed azienda.
Metà dei crediti verrebbe acquisito in aula e metà in azienda. Il lavoratore sarebbe un impiegato in azienda seguito da un tutor. Con controlli reciproci fra Università e Azienda sulla qualità della formazione conferita al lavoratore. Benchè retribuito, il lavoratore non avrebbe alcun diritto automatico a entrare in azienda.
Ciascuno di questi Atenei potrebbe stringere degli accordi con le associazioni di categoria e i sindacati presenti sul territorio. Le imprese che aderiranno all’accordo dovranno soltanto impegnarsi a prendere nella loro forza lavoro un certo numero di iscritti per anno.
Ad esempio nel Mezzogiorno ci potrebbe essere una specializzazione nell’industria turistica mentre in alcune regioni del settentrione vi sarebbero corsi di apprendistato universitario in meccanica e scienze biomedicali. È una proposta di riforma a costo zero, che non richiede risorse aggiuntive rispetto a quelle attualmente disponibili.
Chiediamo che la classe politica parli con forza del nostro futuro, il dibattito politico incentrato ormai sull’Imu non può non rendersi conto che tra i due temi non c’è gara.