SAN NICOLA LA STRADA – Lucia Esposito risponde all’appello di don Antonello Giannotti sui temi ambientali . “Don Antonello Giannotti ha invitato, con un apposito documento, i candidati casertani al parlamento, ad esprimersi su di una serie di problematiche collegate alla tutela dell’ambiente e, quindi, alla salute. Incidenze delle patologie tumorali, smaltimento rifiuti, assenza di impianti per lo smaltimento di rifiuti pericolosi, roghi dei rifiuti, inquinamento della falda acquifera.

 

Rispetto a problemi di tale portata sorge innanzitutto spontanea una domanda: ha ancora un senso fare politica? E mi tremano i polsi al solo pensare a che cosa verrà fuori quando finalmente si deciderà di dare il via ad uno studio approfondito, finalizzato alla quantificazione dei danni apportati alla Campania, ed in particolare alla nostra provincia, da anni di scempi ambientali. Sono infatti molti a ritenere, e credo a ragion veduta, che il peggio sia nascosto sotto i nostri piedi. Un problema enorme con il quale prima o poi sarà necessario dover fare i conti. Ed io ritengo che sia nell’interesse di tutti farli prima anziché poi. Perché una stretta correlazione tra patologie gravi e processi di smaltimento, potrebbe venir fuori in tutta la sua drammatica chiarezza. Qual è l’impegno che garantiamo in difesa del nostro ambiente? Personalmente, e con me le forze di opposizione, non ho condiviso per niente il piano regionale, approvato nei mesi scorsi, basato essenzialmente sull’utilizzo di inceneritori. Prima perché non risolvono il problema ma semplicemente lo ridimensionano e poi perché non credo che incenerire materia rappresenti una valida scelta di prospettiva, visto che le risorse naturali delle quali disponiamo non sono certo infinite. Credo, dunque, che essendo praticamente all’anno zero, sia di estrema importanza muovere ogni passo nella direzione giusta: riciclo ed innovazione devono essere le due parole guida. Recuperare, riutilizzare e abba ttere la produzione di rifiuti, devono diventare le parole d’ordine, quindi, e ricorrere a strumenti innovativi per lo smaltimento, che potrebbero consentirci, col tempo, di esportare oltre confine tecnologie e competenze. Non mi sono mai spiegata, infatti, perché ci sia sempre molta ritrosia nel prendere in esame soluzioni che pure associazioni ambientaliste ed esperti di primissimo piano propongono e che paiono garantire anche notevole affidabilità. Certo quella dell’innovazione è un obiettivo di prospettiva, ma moltissimo si potrebbe già fare per quanto riguarda il riciclo e, soprattutto, per l’abbattimento della produzione di rifiuti, ricorrendo ad incentivi per il riutilizzo del vetro, pannolini, plastica e così via. Rendendo, oltretutto, anche più equa una tariffa, quella sui rifiuti, che dalle nostre parti raggiunge livelli record a fronte di un servizio non sempre all’altezza dei costi sostenuti. C’è poi l’enorme problema dell’inquinamento e, dunque, la necessità assoluta di un piano di bonifica che, temo, richiederà tempi e risorse notevoli. Ma bisogna cominciare e bisognerà farlo ponendo questo problema ai primi posti dell’agenda del nuovo Governo. Entro il 2064 – sostiene don Antonello – si arriverà all’inquinamento delle falde acquifere. Se è vero che per i comuni a ridosso della discarica Lo Uttaro, l’allarme arsenico è già più volte scattato, temo che questo fatale ‘impatto’ possa aver luogo molto prima. Dunque, stiamo forse già viaggiando con imperdonabile ritardo. E non ce lo possiamo più consentire se vogliamo che fare politica continui ad avere un senso”.

 

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