Alle spaventose mannaie degli scorsi anni si aggiunge un nuovo colpo di grazia. La dismissione dell’intervento pubblico sulle politiche culturali del nostro Paese e’ ormai una certezza, come poche in questi tempi”. Lo affermano in una nota i lavoratori dello spettacolo del Teatro Valle Occupato, commentando la notizia dell’ulteriore taglio di 21 milioni di euro del Fus (Fondo Unico per lo Spettacolo) che scende a quota 389,8 milioni nel 2013.
“Servono a nulla i ripetuti appelli e impegni delle piu’ alte cariche istituzionali -si legge nella nota- o i ‘manifesti culturali’ delle oligarchie economiche. Sono parole senza reali fondamenta, quasi fastidiosi epitaffi al sistema cultura, che in un paese come il nostro dovrebbe essere il volano della ripresa e dello sviluppo auspicato”. “I governi che fin qui hanno gestito le risorse pubbliche di questo settore -proseguono i lavoratori del Valle Occupato- hanno dimostrato una incapacita’ e una approssimazione imbarazzanti per un paese europeo rilevante come l’Italia. E dai programmi elettorali si profila all’orizzonte una stagione ancora piu’ triste. Un Testo Unico di Legge sullo spettacolo dal vivo che giace da tre legislature nelle paludi parlamentari, vecchio e inadeguato quando entrera’ in vigore, se entrera’ in vigore. Una regolamentazione delle Fondazioni Liriche che copre sperperi e spartizioni di denaro pubblico (il 47% del FUS), riducendo il numero degli enti anziche’ riformare il sistema. Un sostegno alle attivita’cinematografiche risibile, che difende i monopoli televisivi e ostacola con confusione normativa il rilancio della qualita’ produttiva e distributiva delcinema italiano”. “Noi riteniamo che la cultura sia una delle risorse principali del nostro paese. Un bene comune inalienabile -prosegue la nota- che appartiene soprattutto a chi lo edifica quotidianamente con il proprio lavoro, studio e dedizione per promuoverlo e diffonderlo ovunque senza preclusioni. Un bene comune da sottrarre a improvvisati management privati e dirigenti statali dagli stipendi faraonici, per riconsegnarlo al suo valore collettivo. Un patrimonio pubblico che deve tornare nelle mani attive dei cittadini, come testimonia un anno intenso di lotte e restituzione di spazi culturali in tutto il nostro paese”, concludono i lavoratori del Valle Occupato.