NAPOLI – Sono fermi tutti i 270 bus dell’azienda di trasporti Sita Sud e anche oggi sono rimasti a terra gli utenti, ben 33mila, delle tre province interessate, vale a dire Salerno, Napoli e Avellino. Sono pesantissimi i disagi per cittadini e pendolari; cinquemila al giorno solo sulla linea Salerno-Napoli. Domani è previsto un incontro tra il direttore della Sita Sud Campania, Simone Spinosa, e l’assessore regionale ai Trasporti, Sergio Vetrella.
Ma, intanto, Spinosa, ribadisce: “Siamo pronti a lasciare il servizio in Campania, questa è l’unica regione dove non è possibile programmare nulla”. E spiega anche perché. La Sita Sud assicura il servizio su gomma in Campania, Puglia e Basilica. Solo in Campania copre collegamenti per circa 10milioni di km; in alcune zone, come la Costiera Amalfitana, i cittadini senza i bus blu della Sita non potrebbero avvalersi di forme di trasporto alternative. “Siamo 462 dipendenti e, me compreso, rischiamo il posto di lavoro – spiega Spinosa – i corrispettivi che ci vengono erogati dai vari enti e dalla Regione Campania non coprono i costi di esercizio, la perdita è di circa 9 milioni. Due le fonti di introiti: i ricavi del traffico e il corrispettivo che gli enti appaltanti ci versano in base ai chilometri che copriamo. Ebbene, allo stato attuale abbiamo ritardi di pagamenti: la Provincia di Napoli ci deve pagare i mesi di novembre e dicembre; quella di Avellino il mese di dicembre. La Regione Campania ci deve pagare i mesi di novembre e dicembre. Al momento l’unica provincia in regola è quella di Salerno. Se anche solo la Provincia di Napoli ci pagasse, potremmo pagare gli stipendi e far ritornare attivo il servizio”. C’é, poi, la questione dei tagli, “fortissimi” della Regione Campania alla quale Spinosa chiede questo: “L’obbligo di servizio pubblico, cioé ci pagano per quanto spendiamo”. “Parlo da imprenditore di un’azienda privata e chiedo perché ogni giorno ci sono delibere sull’Eav e su aziende pubbliche e su noi nulla? – conclude il direttore della Sita Campania – in questa regione non c’é programmazione ecco perché se le cose non dovessero cambiare, lasciamo tutto. Continuiamo a lavorare in Puglia e Basilicata dove si fanno gare con contratti di nove anni e dove è possibile programmare ma ce ne andiamo da questa regione dove si vive alla giornata”. (ANSA).