Topicida nell’insalata e l’epicentro di quanto scoperto in Germania è la Campania. Nuova amara scoperta per i prodotti che le aziende portano sulle tavole di ignari consumatori.
Il ministero della Salute conferma che una busta di veleno per topi “non integra” e’ stata rinvenuta in una cassetta di legno aperte di lattuga romana, dunque non confezionate, su 110 cassette fornite ad un grossista tedesco da una ditta veneta. Il rinvenimento e’ avvenuto durante un autocontrollo effettuato dallo stesso grossista, il quale ha informato le autorita’ tedesche, fornendo la tracciabilita’ e attivando il richiamo del prodotto per la successiva distruzione. La notifica e’ avvenuta ieri, 7 marzo, attraverso il sistema di allerta della Commisssione Ue. Il ministero della Salute ha gia’ allertato gli assessorati della Regione Campania (l’azienda produttrice dell’insalata su cui e’ stato rinvenuto il topicida e’ campana) e della Regione Veneto per l’adozione di eventuali misure cautelari. Il ministero della Salute “non puo’ escludere che la contaminazione possa essere avvenuta nel magazzino del grossista tedesco, atteso che per altro il riscontro e’ stato effettuato in autocontrollo e non in seguito ad un controllo ufficiale delle autorita’ tedesche”, pertanto a scopo cautelativo ha avviato tutte le procedure previste e contestualmente ha chiesto alle Autorita’ tedesche di effettuare controlli anche sulla ditta tedesca.
Occorre fare al più presto massima chiarezza ed evitare inutili e dannosi allarmismi. E` quanto sostiene la Cia-Confederazione italiana agricoltori, in seguito all`allarme in Germania per una partita di insalata contaminata da veleno per topi importata dall`Italia. “Questa nuova vicenda -afferma la Cia- rischia di innescare una spirale pericolosa a danno dell`agroalimentare del nostro Paese che, nel rispetto della sicurezza, ha sempre prodotto qualità e tipicità. Per questa ragione serve un immediato chiarimento anche per scongiurare conseguenze per le nostre esportazioni di verdure in Germania che ogni anno si avvicinano ai 400 milioni di euro di fatturato”. “E` poi quanto mai necessario -avverte la Cia- che si verifichi concretamente in quale parte della filiera è avvenuta la contaminazione. Sarebbe assurdo mettere sotto accusa ingiustamente i nostri produttori che sempre si attengono alle regole e lavorano per la valorizzazione della qualità nel pieno rispetto della sicurezza alimentare”.