SANTA MARIA CAPUA VETERE   – Dopo Domenico Bidognetti anche un altro pentito del clan dei Casalesi chiama in causa l’ex governatore della Campania Antonio Bassolino. E’ Francesco Cantone, sentito oggi al processo in corso al tribunale di Santa Maria Capua Vetere che vede imputato Nicola Cosentino per concorso esterno in associazione camorristica.

Cantone cita Bassolino mentre racconta del tentativo di dissociazione – già riferito nell’udienza del 4 febbraio scorso dal collaboratore Dario De Simone – portato avanti da alcun clan campani all’inizio degli anni ’90, poi naufragato per l’opposizione dei vertici dei Casalesi, ovvero dei Bidognetti e degli Schiavone. “L’idea partì dai Moccia di Afragola – dice Cantone – dovevamo consegnare le armi e abbandonare il clan, anche il vescovo di Acerra don Riboldi era coinvolto; in cambio non avremmo avuto l’ergastolo. Non so chi si fece portavoce di tali richieste presso il Governo, ma so che i Moccia appoggiavano Bassolino; i Casalesi comunque ce l’avevano con Bassolino perché parlava sempre male di Casal di Principe”. Nell’udienza di lunedì scorso, il pentito Bidognetti dichiarò che “i Casalesi si rivolsero al clan Lago di Pianura per appoggiare alle elezioni la Mussolini e ciò per fare un dispetto al clan Moccia di Afragola che sosteneva Bassolino”. Replica dell’ex governatore: “La campagna elettorale del 1993 per l’elezione del sindaco di Napoli fu molto bella e fu molto combattuta contro la camorra. Camorra che era il mio nemico e, credo di poter dire, anche della Mussolini”.

 

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