CASERTA – Prosegue il muro contro muro. Dalla direzione provinciale del Pd che si è tenuta oggi arriva un’accelerazione, forse inaspettata: via libera al tesseramento dei circoli ed assemblea provinciale per l’elezione del segretario del Pd casertano subito dopo le amministrative.

Due decisioni che produrranno l’effetto di accentuare la divaricazione tra le diverse anime del partito. La direzione ha deliberato di riaprire i termini per il tesseramento, che si svolgerà nei giorni 26-27 e 28 aprile e 3-4-5 maggio. Per i circoli dei comuni interessati dal voto amministrativo, le operazioni di tesseramento si svolgeranno nelle due settimane successive alla data delle elezioni.

Per i circoli dei comuni interessati al ballottaggio, invece, il tesseramento si terrà nei due fine settimana successivi al secondo turno di votazione. Per il prossimo 17 giugno, invece, è in programma l’assemblea provinciale per l’elezione del nuovo segretario. Tutto è stato deciso all’unanimità. Tutto risolto quindi? Macché. L’accelerazione di oggi ha il sapore acre di una forzatura.

Alla direzione non hanno partecipato molti big, tra cui Rosaria Capacchione, Lucia Esposito, Camilla Sgambato, Stefano Graziano, Giuseppe Stellato, Dario Abbate. Assenti anche i Giovani democratici. Una defezione annunciata già al momento della convocazione della direzione, indetta dal presidente dell’assemblea Arcangelo Correra. Per i “dissidenti” gli attuali vertici del partito, Ludovico Feole in testa, non hanno alcuna legittimità politica, né per convocare la direzione, né tantomeno per guidare il Pd.

Secondo il nutrito gruppo dei “ribelli”, le decisioni di oggi sono carta straccia. Non hanno alcun valore. Essendo decaduti, con le dimissioni di Dario Abbate, tutti gli organismi dirigenti (Feole in primis), la convocazione della direzione è illegittima. Di parere diametralmente opposto le componenti che fanno capo a Pina Picierno, Nicola Caputo e all’area Renzi, guidata da Carlo Marino. Per loro Feole è a tutti gli effetti segretario facente funzione e la segreteria provinciale è ancora in carica.

Chi tra i due “contendenti” abbia ragione non spetta a noi dirlo. L’unica certezza è che il partito è praticamente spaccato a metà. E il tentativo di sbloccare il tesseramento e nominare il nuovo segretario in un clima da guerra sembra quanto meno azzardato. I “dissidenti” alzeranno barricate che arriveranno fino a Roma.

Nel frattempo ci sarà altro spargimento di sangue. Lo scontro, già al calor bianco, farà implodere il partito e aprirà le porte al commissariamento. Ma abbiamo la sensazione che anche in quel caso il Pd non uscirà dal coma profondo. E allora sarebbe meglio staccare già ora la spina, evitando un inutile accanimento terapeutico.

La soluzione vera, a nostro avviso, è una altra: via tutti gli attuali dirigenti provinciali. Se una casa è così malridotta da non poterla ristrutturare, è meglio abbatterla. E ricostruirla da zero.

Mario De Michele

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