CASERTA – La rete delle “Piazze del sapere” di Caserta lancia un appello al neoministro dell’Ambiente Andrea Orlando. Ben 24 sigle, tra associazioni e soggetti politici e culturali, hanno inviato un documento all’esponente del Governo Letta per fermare lo scempio dei Colli Tifatini. Da anni, infatti, gli interessi di poteri forti (legali e criminali) l’area nella conurbazione casertana è divorata dall’attività estrattiva delle cave.

Un disastro ambientale che continua passare quasi totalmente sotto silenzio. Da qui l’iniziativa della rete delle “Piazze del sapere”. Queste le sigle che hanno aderito: Aislo – Le piazze del sapere, Agenda 21 per Carditello e i Regi Lagni, Acli Terra Caserta, Arci Caserta, Auser Caserta, Carta 48, Collettivo Latrones, Patatrac, Cruna, Legambiente, Slow Food e WWF Caserta, Ofca, Teatro Civico 14, ISSR Istituto Superiore di Scienze Religiose “S.Pietro” – Caserta, Italia Nostra, Associazione Siti Reali, Il Caffè – L’Aperia – Melagrana Onlus – Saletta dell’Uva (editori), Presidio Cittadino di Libera, La Fabbrica di Caserta, Amici Città della Scienza/I Laburisti, Co.As.Ca (Coordinamento Associazioni Casertane), Confederdia Campania, Caserta Bene Comune, FAI Caserta, Circolo Cittadino PD Caserta.

Ecco il testo integrale dell’appello al ministro Orlando. “ La corta visione politica e la scarsa sensibilità ambientale degli amministratori locali ci impongono ancora una volta di evidenziare il caso delle cave, che da decenni stanno distruggendo i Monti Tifatini nell’area casertana. Sotto gli occhi distratti e collusi delle classi dirigenti territoriali si sta perpetrando un vero e proprio dissesto idrogeologico, anche con gravi danni sulla salute delle popolazioni. Per queste ragioni chiediamo alle più alte autorità dello Stato e della Regione di fermare questa folle corsa verso la distruzione dell‘eco-sistema in una delle aree a più alta densità urbana e produttiva. A questo punto occorre un intervento autorevole per fermare questo scempio assurdo e vergognoso, nel pieno rispetto delle regole e delle prerogative istituzionali, anche in base al principio della sussidiarietà e dell’etica della responsabilità nell’uso e gestione dei beni pubblici”.

“Negli anni scorsi più volte è stato riproposto con forza all’attenzione dell’opinione pubblica uno degli scandali più evidenti: la devastazione ambientale delle cave. Continua un’ opera di escavazione e distruzione ecologica, che ha già prodotto una situazione di dissesto idro-geologico per molti versi irreversibile. Un incredibile silenzio, accompagnato da disattenzione (o per meglio dire connivenza), caratterizza le istituzioni locali fino a quelle culturali ed educative, che rimangono inerti e “distratte” di fronte a questo immane scempio, in una situazione di incompatibilità tra il costruendo Policlinico e la persistenza di industrie insalubri in un territorio distrutto dalle cave, dai cementifici e dall’illegalità – come è stato sottolineato in modo autorevole. Tra l’altro, come hanno messo bene in evidenza alcune indagini (come quella dei giudici Donato Ceglie e Paolo Albano), è proprio dalle attività estrattive e dalla lavorazione del calcestruzzo che prende corpo uno dei filoni più redditizi dell’economia criminale e camorrista. Ricordiamo che alcuni anni fa il Vescovo Nogaro denunciò con forza lo scandalo delle cave”.

“Purtroppo è rimasto isolato ed inascoltato (anche dalla stampa locale). Invece è arrivato il momento di ribellarsi e di indignarsi per lanciare un appello in primo luogo alle massime autorità istituzionali (dal Presidente della Provincia fino ai sindaci di Caserta e Maddaloni): cosa aspettano ad intervenire prima che avvenga qualche altro disastro per poi gridare alla fatalità naturale! Ed i vari intellettuali casertani, alcuni di fama nazionale, tante altre persone di cultura sempre pronte ad intervenire su tante questioni (e purtroppo è anche il caso di tanta stampa locale, a partire dal più diffuso quotidiano): perché tacciono su un tema di vitale importanza per tutti; perché non scendono in campo per fermare questo disastro così devastante per l’ecosistema in cui viviamo e per la salute dei cittadini? Lo stesso richiamo vale anche per le associazioni di promozione sociale e del terzo settore (laiche e cattoliche), per tutte le forze politiche, per le organizzazioni imprenditoriali e sindacali”.

“Ci permettiamo di osservare che a nessuno può essere consentito di barattare un bene primario come l’ambiente in cui viviamo, con la giusta difesa del diritto al lavoro ed al salario. Al riguardo, come è avvenuto in tante altre realtà, si possono progettare interventi per riutilizzare le cave destinandole ad altre attività di tipo sociale e produttivo, con la salvaguardia dei lavoratori addetti e la creazione di nuova occupazione. Su questo l’università (a partire dal Dipartimento di Scienze Ambientali e dal Polo Scientifico di Via Vivaldi) può dare un contributo decisivo per rilanciare un dibattito ed un confronto su nuove idee di sviluppo del nostro territorio. In tal senso va rilanciata la proposta per la definizione di un “Parco dei Colli Tifatini”. Negli anni scorsi vi è stato un forte movimento di protesta e di denuncia dei cittadini e di alcune associazioni con esposti alla Regione Campania e alla Procura della Repubblica in cui si chiede una campagna di misure e monitoraggio della qualità ambientale (dell’aria, dell’acqua e del suolo) nelle borgate più esposte”.

“Inoltre, va detto che da tempo sono state avviate azioni legali di contrasto alle attività estrattive. Un primo risultato sembrava emergere dal “subemendamento approvato dal Consiglio Regionale della Campania in fase di discussione del Bilancio in base al quale nel futuro saranno negate le autorizzazioni a nuove cave nelle aree comprendenti i Parchi urbani di interesse regionale” (risultato poi una beffa del centrodestra che invece autorizza una nuova cava a Durazzano). Tutto questo non basta: occorre chiudere da subito tutte le attività estrattive e dei cementifici, che non offrono alcun futuro nemmeno per l’occupazione, mentre producono effetti insalubri e dannosi in un’area ad alta densità urbana. Tra l’altro la loro persistenza è inconciliabile con la costruzione del nuovo policlinico, che può essere l’unico volano di sviluppo locale e di innovazione. Per scuotere le nostre coscienze come associazioni abbiamo deciso di promuovere una campagna di mobilitazione, a partire da questo appello che vi chiediamo di sottoscrivere”.

 

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