CASERTA – Potrebbe finire davanti alla giustizia amministrativa il conto consuntivo approvato, nei giorni scorsi, dalla maggioranza che sostiene il sindaco Del Gaudio. A minacciare il ricorso al Tar è il capogruppo di Fli Luigi Cobianchi che ricostruisce, in una nota,  il lungo consiglio comunale.

Prima di andare in tribunale, però, Cobianchi incontrerà le altre forze di opposizione

Ecco la nota

 

Un vero e proprio colpo di scena ha concluso il Consiglio Comunale di ieri. Sono le 22 circa. Dopo aver tenuto bloccata in Aula l’esigua Maggioranza che, oramai, sostiene Del Gaudio, chiedendo reiteratamente la verifica del numero legale, il cons. Cobianchi alza nuovamente la mano, chiedendo la parola. In Aula, assieme a lui, a rappresentare l’Opposizione erano rimasti solo i consiglieri Ursomando e Corvino.

Il clima è teso: sviscerando il bilancio in ogni dettaglio, capitolo per capitolo, il Consigliere, conti alla mano, ha argomentato come, tutt’altro che in attivo, anche il consuntivo 2012 si chiuda, in realtà, con un passivo di circa cinque milioni di euro, tra errori di calcolo, debiti fuori bilancio non computati, residui fittizi, esiti scontati dei giudizi promossi contro le multe della ZTL i quali più che dimezzano le entrate appostate.

Tutti credono che Cobianchi voglia esprimere la sua dichiarazione di voto, avendo già svolto i due interventi consentiti, nel secondo dei quali, più politico che tecnico, non aveva risparmiato attacchi ai Parlamentari ed ex—Parlamentari casertani, per l’inefficacia della loro iniziativa e la disattenzione sui tempi più scottanti, all’Amministrazione Provinciale ed, ovviamente a quella Comunale, accusata di essersi assunta responsabilità gravissime, come lo stralcio del progetto Macrico dal Piano Triennale delle Opere; l’affair de “I Magnifici 7”; lo scandalo “New Ecology”, macchina del Sindaco inclusa; l’impossibilità di portare avanti il sogno del Policlinico, tra cave e cementifici che non chiudono e i nuovi sversamenti di rifiuti “pericolosi e non” a “Lo Uttaro”; il Belvedere di San Leucio sotto esame da parte dell’UNESCO, che medita di stralciarlo dall’elenco dei “Beni Patrimonio dell’Umanità” per le pessime condizioni in cui versa, l’assenza di infrastrutture a sostegno, il degrado del circondario; il definitivo accantonamento del progetto che avrebbe fatto di Cancello uno snodo strategico dell’alta velocità e per l’intermodalità, con l’eliminazione della linea ferroviaria Maddaloni-Benevento-Foggia-Bari, che avrebbe portato benefici incalcolabili al Capoluogo, anche in termini occupazionali, salvando dalla lenta morte, cui è stato condannato, l’interporto di Marcianise e consentendo a Caserta la creazione di una nuova stazione ferroviaria, con eliminazione di quella attuale – che deturpa la Reggia – il raddoppio dell’Appia, che decongestionerebbe finalmente via Roma, l’eliminazione di tutti i passaggi a livello, soprattutto quelli che hanno emarginato il Quartiere Acquaviva.

E, invece, nessuna dichiarazione di voto. Con calma serafica, Cobianchi pone al Presidente la “questione sospensiva”, di cui all’art. 49, comma 1, del vigente “Regolamento delle Attività Consiliari”.

In molti non sanno neanche di cosa si tratti, ma si comprende subito, conoscendo il Consigliere, che il fatto è serio.

Se l’era preparata e riservata sin dal mattino, questa mossa, arrivando, a quanto pare, di proposito in ritardo in Aula.

In buona sostanza, con quest’atto, o prima che un punto all’O.d.G. venga discusso, ovvero immediatamente prima dell’inizio delle procedure di voto, ciascun consigliere può chiedere che la materia sia differita ad una seduta successiva, motivandone le ragioni.

Cobianchi ha optato per il colpo di scena finale: la votazione del bilancio doveva essere rinviata, secondo il Consigliere, innanzitutto per un insanabile vizio di convocazione: l’art. 35, comma 4 del richiamato Regolamento, invero, in recepimento di specifica prescrizione di Legge, dispone che il bilancio debba essere discusso in sessione “ordinaria”, mentre il Consiglio era stato convocato in seduta “straordinaria”.

Al di là di ciò, nella sostanza, il testo che materialmente veniva posto ai voti era del tutto difforme, stravolto, rispetto a quello messo a disposizione dei Consiglieri nei termini temporali prescritti dalla Legge.

Non solo, ma anche i Revisori avevano prodotto una nuova relazione, misconosciuta ai Consiglieri, che avevano potuto esaminare solo la prima.

Ancora una volta, ovviamente, la Maggioranza pensava di potersi trincerare dietro l’acquisizione di un parere favorevole del Segretario Generale, per poter proseguire i lavori, ignorando la questione posta da Cobianchi.

Senonché il consigliere scocca un’ulteriore freccia: con fare sornione, chiede al Presidente di domandare al Segretario Generale di dare lettura, in Aula, dell’art. 39, comma 3 del citato Regolamento.

Il Segretario inizia a declamare il testo sempre più interdetto. Recita invero l’articolo richiamato: “Nessuna proposta può essere sottoposta a deliberazione definitiva del Consiglio, se non è stata depositata entro i termini di cui ai precedenti commi, nel testo completo dei pareri previsti dalla legge e corredata di tutti gli allegati.”.

In Aula scende il gelo. I termini non sono rispettati. Il Bilancio non si può votare, né il Consiglio può essere riconvocato prima che la diffida del Prefetto produca i suoi effetti, atteso che gli atti di bilancio devono essere depositati venti giorni prima della celebrazione di un’eventuale, nuova seduta.

Tutti a casa allora! E’ finita.

Ma la Maggioranza non si arrende. Dopo concitate consultazioni tra il Sindaco, il Presidente del Consiglio, alcuni Funzionari dell’Ufficio di Presidenza ed il Segretario Generale, si chiede nuovamente un parere di quest’ultimo, il Quale, prova ad argomentare ragioni per il prosieguo della seduta.

Cobianchi lo incalza: non vi sono margini discrezionali nel Regolamento, che, peraltro, si richiama alla Legge. La votazione non si può fare. La seduta va sospesa.

La Maggioranza fa quadrato: i suoi Capigruppo concitatamente spingono il Presidente del Consiglio a procedere nella votazione del Bilancio.

Il Presidente la apre. Ursomando, che aveva annunciato voto contrario, chiede la parola, per dichiarare che, alla luce dei nuovi elementi portati in Aula da Cobianchi, l’abbandonerà, assieme a lui, rifiutandosi, come estremo atto di protesta, di partecipare ad una votazione illegittima.

Interviene nuovamente Cobianchi, ricordando al Presidente che la “questione sospensiva” (cos’ come quella pregiudiziale) va messa ai voti, anche su richiesta di un solo Consigliere.

Iarrobino si consulta con il Segretario, mentre la Maggioranza lo compulsa. Interviene il cons. Corvino, a sostegno delle ragioni di Cobianchi.

La “questione sospensiva” viene finalmente messa ai voti e…. ovviamente bocciata dalla Maggioranza. Cobianchi, dopo aver fatto dichiarazione di voto, abbandona l’Aula assieme ad Ursomando.

E così, la Maggioranza si vota il suo bilancio tra applausi liberatori, dopo venti minuti di tensione che si tagliava con il coltello.

Dichiara il cons. Cobianchi: “A mio sommesso avviso vi sono tutti gli estremi per adire il Tribunale Amministrativo, domandando che il voto sul bilancio venga dichiarato nullo. Nelle prossime ore informerò tutti i Colleghi di Opposizione, non presenti in Aula, dell’accaduto per valutare tutti insieme il da farsi. La questione è molto seria, visti gli effetti che un eventuale ricorso potrebbe avere e richiede, perciò un’assunzione di responsabilità ampia.”.

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