L’appetito vien mangiando. Così, dopo aver servito il minestrone mondragonese, un’altra pietanza era già pronta ad arrivare sulla tavola imbandita dell’inciucio tra Pd e Pdl. Stavolta, si trattava di macedonia casertana, giusto a dimostrare come i due principali partiti di Terra di Lavoro, in particolare i Democratici, siano ormai alla frutta. In sostanza, si è tentato di trasporre l’esperimento di Mondragone anche a Caserta.

Un inciucione architettato, da un lato, per salvare la poltrona di Del Gaudio, dall’altro, per garantire al partito democratico qualche posto al sole. E se la location del matrimonio tra Pd e Pdl sarebbe cambiata, spostandosi dal Litorale alla città capoluogo, i registi “occulti” sarebbero stati sempre gli stessi: Angelo Polverino e Stefano Graziano. Il gatto e la volpe, da dietro le quinte, hanno ordito la trama che a Mondragone ha portato al compromesso storico sfociato nella giunta composta da berlusconiani e Democratici. Visto l’ottimo(?) risultato, il consigliere regionale e l’ex deputato hanno pensato bene di fare il bis a Caserta. Hanno tentato il colpaccio.

Ma a Mondragone c’era terreno fertile: sul fronte Pdl i landolfiani volevano farla pagare al sindaco Schiappa; in casa Pd Cenname e company dovevano togliersi qualche sassolino dalle scarpe rispetto a una parte del gruppo dirigente provinciale. C’erano, insomma, le condizioni ideali per l’incursione di Polverino e Graziano volta a siglare l’intesa tra Pdl e Pd. Il patto di ferro tra i due fu stipulato a Caserta, durante una cena a casa di un esponente di spicco del Pd. L’accordo era delimitato ai confini mondragonesi e non presupponeva altri esperimenti.

Nei giorni successivi le fibrillazioni nel centrodestra casertano, con l’Udc sempre più recalcitrante, hanno fatto accendere di nuovo la lampadina dell’inciucio. Nella mente di Polverino e Graziano è balenata l’idea di tentare il colpo grosso anche nella città capoluogo. Sono partiti i colloqui, si è sondato il terreno, si è abbozzata la strategia, ma non tutto è filato liscio. Il capogruppo del Pd, Franco De Michele, ha bloccato il tentativo sul nascere. “A Caserta niente inciucio”, ha detto a chiare lettere al suo amico Graziano. Sia chiaro, tra i due non c’è stato alcuno scontro (sono troppo legati per litigare), ma è emersa una diversità di vedute, che ha fatto saltare il “blitz”. Fortemente contrario all’inciucio anche Enrico Tresca.

Del resto, non c’erano le condizioni politiche per pervenire all’intesa Pd-Pdl, a partire dai numeri. Anche senza l’Udc, Del Gaudio andrebbe avanti lo stesso seppur con una maggioranza risicata che potrebbe allargarsi con il sostegno di Corvino e di qualche centrista “disubbidiente”. I Democratici, quindi, reciterebbero un ruolo di secondo piano, a differenza di Mondragone dove sono determinanti per tenere in vita l’amministrazione.

E non solo. Qualora De Michele e Tresca avessero dato retto all’ex onorevole, il gruppo consiliare Pd (già vistosamente spaccato) sarebbe imploso. Carlo Marino non avrebbe mai avallato il progetto di Graziano: da amici per la pelle sono diventati acerrimi nemici.

Fatto sta che il consigliere regionale e l’ex deputato ci hanno provato. E non è detto che non ci proveranno di nuovo. A Caserta e in qualche altra città. Allora, attenti al lupo. Anzi, al gatto e alla volpe.

Mario De Michele

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