Un tappeto di bare in legno, un po’ stile western. E un bosco di ulivi che vi cresce dentro, proprio nella navata di Sant’Ignazio. Parte cosi’, quasi a dire che quando c’e’ l’arte tutto puo’ essere rimesso in discussione, la prima edizione di Icastica, rassegna di cultura estetica internazionale, che fino all’1 settembre trasformera’ tutta Arezzo in una grande galleria d’arte contemporanea al femminile.

Protagoniste, una quarantina di firme da 20 paesi, che hanno letteralmente invaso strade, piazza, musei, basiliche e persino un tempio dell’arte cinquecentesca come la casa dove Vasari veniva a riposare e scrivere le celebri Vite. ”Chi viene ad Arezzo in questi giorni – racconta il direttore artistico della rassegna Fabio Migliorati – trovera’ una citta’ molto simile a com’era nel Cinquecento. Al tempo si poteva incontrare Piero della Francesca al lavoro sui suoi affreschi, Cimabue nella chiesa di San Domenico o Vasari nella Loggia. Oggi, tra arte e opere, si trova davvero il meglio dell’arte contemporanea al femminile, in un dialogo continuo tra nuovo e antico e tra globale e locale: uno spirito ‘glocal’ all’insegna della conservazione dell’identita”’. Ecco allora che il tour parte da S. Ignazio dove Yoko Ono ha allestito una platea di bare che sembrano quasi un piccolo bosco, dove entrare, passeggiare, ascoltare gli uccellini che cantano.

”L’Ulivo in verita’ – spiega l’assessore alla cultura del Comune Pasquale Giuseppe Macri’ – non e’ inteso come simbolo della vita, ma come albero tipico dell’Italia. Per il Messico la Ono so che ha scelto il cactus. E” il suo modo per raccontare l’incompatibilita’ tra uomo e natura e per dire che una rappacificazione e’ possibile solo con l’astensione dall’umanita”’. Pochi metri ed eccoci nella basilica di San Francesco, al cospetto di Piero della Francesca, con il grande tappeto della tedesca Heiken Weber.

E poi la Loggia del Vasari, con i fili di abiti della finlandese Kaarina Kaikkonen; la casa Museo di Ivan Bruschi con il kimono ingabbiato della giapponese Chiharu Shiota; e ancora la casa di Vasari, con gli affreschi cinquecenteschi a tu per tu con le teste trafitte della macedone Marina Abromovic; o la chiesa di San Domenico con Cimabue a vegliare sul ”Plotting table”, il tavolo dei complotti dove si pianifica il destino del mondo, secondo la libica Mona Hatoum; fino all”’Absence presence” dell’indiana Viba Galotra, che ha riempito di uccellini in ferro l’atrio del Museo d’Arte Medioveale e Moderna.

In tutto 4 chilometri di percorsi e opere, che non hanno risparmiato neanche i luoghi piu’ ”quotidiani” della vita di Arezzo. Come l’enorme sfera di libri della spagnola Alicia Martin che campeggia, tra lo stupore di chi fa shopping, sotto ai portici di via Roma. O l”’Idola” di Tamara Fieroli, una delle quattro italiane invitate a Icastica (con lei anche Maddalena Ambrosio, Carla Mattii, e Federica Marangoni), che ha invaso le aiuole dei giardinetti di Piazza Guido Monaco, circondando il monumento di 28 tronchi d’albero bianchi che infilzano altrettanti volumi. ”Sono tutte enciclopedie del sapere, dall’arte alla botanica -spiega lei – Racconto gli errori della mente umana, quelle credenze talmente incise nel nostro modo di pensare da diventare per noi vere. Ho fatto trafiggere questi libri dalla natura, che invece e’ libera da definizioni. Il bello di essere qui – prosegue la Fieroli, trenta anni, milanese – e’ anche la possibilita’, rara, di incontrarsi con le altre artiste. Gia’ vedendole all’opera si entra in sintonia con loro”.

Tra nuove performance, come i fogli bianchi che Anastacia Ax colora con il corpo all’Urban Center, e il gala di questa sera dove sono attese Gina Lollobrigida, Anna Kanakis e Sandra Milo, domani si riparte con i primi premi di Icastica: le Chimere, attribuite a tre artiste e, fuori concorso, a Carmen Adriani, Monica Guerritore, Emma Dante, Roy Assaf, Noa Shadur e Luciana Savignano.

 

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