Non sempre le riforme varate dai cosiddetti ‘governi tecnici’ producono gli effetti sperati. Succede così che, in applicazione della legge 92 del 2012 – la famigerata ‘Riforma Fornero’, dal nome del ministro tecnico del Governo Monti che l’ha fortemente voluta e presentata a livello internazionale come la panacea di tutti i mali, il testo normativo che avrebbe sanato tutte le distorsioni che negli anni erano state prodotte dal tanto discusso articolo 18 della legge 300 del 1970 altrimenti noto come ‘Statuto dei lavoratori’ a danno delle imprese – sia proprio un’azienda, la Vodafone, a rimetterci le spese nel tentativo di trarre beneficio da questa legge, andando a sbattere il muso contro la complessa ed a volte – come in questo caso – astrusa applicazione normativa del dispositivo giuridico che ne è alla base.
Con sentenza numero 6519/13 R.G. del 24 giugno 2013, infatti, il Tribunale di Napoli ha condannato proprio il grosso gestore di telefonia mobile a reintegrare un suo dipendente del settore commerciale annullando il licenziamento che l’azienda gli aveva recapitato per iscritto tramite raccomandata come previsto proprio dalla legge Fornero qualche mese addietro ed ha obbligato la Vodafone a risarcire il danno e le spese di lite al lavoratore.
“Siamo pienamente soddisfatti di questa sentenza – spiega Massimo Taglialatela, segretario generale Uilcom Campania, l’organizzazione sindacale alla quale il lavoratore si è rivolto per impugnare il licenziamento – non solo per aver preservato con il nostro intervento legale un posto di lavoro, ma anche e soprattutto per aver iniziato a smontare di fatto un impianto normativo che si sta rivelando inutile e incomprensibile e, per certi versi, anche inattuabile soprattutto per le aziende che dovevano essere da questa legge facilitate rispetto alla possibilità di disfarsi più velocemente dei propri dipendenti senza il timore di incorrere nel vincolo dell’articolo 18. Se si pensa – spiega infatti Taglialatela – che i nostri legali, grazie a semplici email portate come prova dal lavoratore ed alle testimonianze rese da alcuni colleghi, sono riusciti a dimostrare con estrema facilità che quanto sostenuto dall’azienda non era vero, si può desumere da ciò l’inutilità di tutto l’impianto normativo alla base della legge, facilmente smontabile e attaccabile”.
Non è la prima volta che le grandi aziende come Vodafone ed i grossi gestori della telefonia fissa e mobile del Paese sono esposte a problemi di sentenze negative da parte dei Giudici del lavoro e non è la prima volta che il Tribunale di Napoli si esprime condannando le aziende che licenziano ingiustamente i lavoratori precari, specialmente nei call center, come ricorda l’esponente della Uil: “Già qualche anno fa il Tribunale di Napoli ci diede ragione condannando Telecom al reintegro di 600 lavoratori interinali ingiustamente licenziati dalla Tim dopo anni di sfruttamento. Poi è stata la volta di Almaviva, il più grande call center in outsourcing del Paese, che fu condannata sempre dal Tribunale di Napoli alla reintegra a tempo indeterminato di 100 interinali storici che
oggi lavorano tutti grazie alla Uilcom nel nuovo centro aziendale ‘NaplEst’ di via Brin. Altri, come Assist, Visiant, Gepin Contact e Comdata Care pure hanno perso contro i ricorsi promossi dai lavoratori per il tramite dei nostri legali. La sentenza di
oggi però è la prima che vinciamo come collegio legale Uilcom contro una grande azienda come Vodafone che licenzia ingiustamente in applicazione delle legge Fornero. Non vorremmo adesso – prosegue sarcastico il sindacalista – che Vodafone applicasse lo stesso sistema ‘sleale’ applicato a Roma dopo le sentenze di reintegro dei lavoratori licenziati provenienti dal bacino Comdata Care e reintegrati con sentenza del Tribunale capitolino, ai quali l’azienda una volta riassunti ha riservato il trattamento della cassa integrazione. Se così fosse anche per il nostro lavoratore di Pozzuoli reintegrato dalla sentenza del Tribunale di Napoli – conclude il segretario Uilcom – impugneremmo ogni provvedimento dinanzi al Ministero del Lavoro”.
Intanto il mondo dei call center continua ad essere gravemente esposto al fenomeno delle delocalizzazioni dei grossi gestori verso paesi non comunitari che applicano costi del lavoro di gran lunghi inferiori al nostro Paese. Dal sindacato però tutti si dichiarano fiduciosi che il nuovo ‘pacchetto lavoro’ varato proprio in queste ore dal CdM del Governo Letta possa ridare fiato alle imprese italiane e, con nuovi incentivi per chi assume under 29 disoccupati, si possa rilanciare il mondo dei customer service che affanna da un pò di mesi a questa parte per colpa delle speculazioni e delle gare al massimo ribasso.