CASERTA In questi giorni di agosto due notizie in particolare mi hanno colpito.La prima riguarda la forte denuncia di don Stefano Giaquinto, uno dei preti che da anni è in prima linea nella lotta contro la violenza per affermare una cultura della legalità democratica sul nostro territorio. Da tempo viene sottoposto ad attenzioni particolari con minacce e roghi davanti alla sua chiesa, da dove leva alto il suo magistero di denuncia e di preghiera per scuotere le coscienze.


L’altra notizia preocupante arriva da Gennaro Del Prete – figlio di Salvatore, il coraggioso sindacalista degli ambulanti trucidato dai camorristi nel suo ufficio al centro di Gasal di Principe.
Ho avuto modo di conoscere Gennaro in alcuni incontri nelle scuole e nell’università in occasione di iniziative a sostegno del Sud che resiste. Insieme con i fratelli ha sempre mostrato una ferma volontà di lotta e di riscatto, di non voler cedere alla disperazione e alla violenza della criminalità organizzata-
Per questi motivi mi stupisce e desta sconforto la sua denuncia contro lo Stato che a suo dire lo ha abbandonato, addirittura con l’esclusione dalle possibilità di trovare un lavoro riservate ai figli delle vittime di camorra (nella sua denuncia egli arriva addirittura a parlare di “mobbing perpetrato ai miei danni”).
ancora più inquietante è l’interrogativo finale del suo intervento sul giornale on line Casertanews: “Era meglio forse un reato di mafia?”
Queste due storie non possono finire nel silenzio o nell’indifferenza dell’opinione pubblica. Da queste testimonianze amare emerge che nella nostra realtà la lotta alla criminalità rimane una priorità, che non bisogna abbassare la guardia. Abbiamo tutti il dovere di riflettere con serietà sulle loro parole di rabbia ed anche di scoramento.
Alla ripresa di settembre è necessario rilanciare una iniziativa di mobilitazione (in primo luogo nelle scuole) in cui coinvolgere ed impegnare tutte le forze sane del mondo del lavoro e delle imprese, delle istituzioni e delle associazioni del terzo settore, a partire da Libera Caserta. Come socio del Presidio cittadino chiedo ai referenti di convocare una assemblea per decidere le iniziative da mettere in campo per una nuova stagione di lotta, che non può ritenersi esaurita con il Festival dell’Impegno Civile.
Infine, chiedo fortemente alla Fondazione Polis – ed in particolare a Paolo Miggiano che ha scritto un bel libro “A testa alta” dedicato proprio a Federico del Prete – di essere parte attiva in questa nuova fase di mobilitazione.

 



Pasquale Iorio
Direzione Aislo

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