Si è ristretta troppo la strada che conduce al congresso provinciale del Pd casertano. A quattro giorni dal voto fissato per il 27 ottobre i due schieramenti in campo sono ancora alle prese con problemi politici, secondo alcuni, burocratici per altri. Sta di fatto che al momento la macchina organizzativa è ferma ai box. E non sta neanche scaldando i motori. E’ spenta. E forse resterà in garage anche per tutta questa settimana. Il rinvio del voto è ad un passo.

Salvo sorprese, sarà il presidente della commissione provinciale per il congresso, Gennaro Falco, a chiedere lo slittamento. L’organismo presieduto dal renziano è impantanato da giorni. Stasera si terrà un altro incontro che ancora una volta si preannuncia inutile. Terreno di scontro la mancata approvazione dell’anagrafe degli iscritti. I sostenitori di Peppe Roseto ribadiscono che “in queste condizioni” non si può votare. Chi appoggia Raffaele Vitale invece accusa gli avversari: “Vogliono solo perdere tempo perché sanno che perderanno”. Posizioni inconciliabili sul piano provinciale. E ancora una volta la partita casertana del Pd si giocherà su altri tavoli, ben distanti dal territorio. Nelle ultime ore infatti è partita l’offensiva dei napoletani.

Secondo le “voci di dentro”, Enzo Amendola (oddio, proprio lui!) si è mosso (attenzione!) per cercare di sbloccare la situazione (aiuto!). Il deputato che ha già fatto tanto per distruggere il Pd di Caserta ha dato la piena disponibilità (che uomo!) ad assestare il colpo finale. Amendola starebbe spingendo per lo svolgimento del congresso nella data stabilita del 27. Da Napoli sono arrivati segnali piuttosto chiari: no al rinvio. “Se non decide Caserta, decide Napoli”, questo il messaggio fatto pervenire dal “regionale” alla federazione di Terra di Lavoro. Ma in base al regolamento per il congresso spetta alla commissione nazionale prendere la decisione finale. Sulla probabile richiesta di slittamento del voto si pronuncerà Roma (tanto per non cambiare). Per la serie: “Non accetteremo più le scelte calate dall’alto”. Parole, parole, parole.

Mario De Michele

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