CGIL CISL e UIL di Caserta hanno tenuto una conferenza stampa per illustrare i contenuti dello Sciopero che si svolgerà il 15  novembre a Caserta. Hanno partecipato all’incontro i segretari generali provinciali Camilla Bernabei per la CGIL, Letizia Giovanni per la CISL  e Antonio Farinari per la UIL.

 

Al centro della questione, la necessità di cambiare la legge di stabilità dagli sprechi, e dalle rendite e destinare più risorse ai lavoratori e ai pensionati, poiché essa non affronta i problemi cruciali, soprattutto del Mezzogiorno, che è un territorio in grande difficoltà, con particolari situazioni drammatiche, come ad esempio, quelle collegate alla legalità e all’ambiente. Ciò che chiedono i sindacati è, dunque, una riflessione comune e proficua sulla politica del nostro territorio, con una classe dirigente che consideri i reali problemi del paese, promuovendo passi in avanti come la reindustrializzazione e  il rilancio del lavoro. Camilla Bernabei, in particolare, ha rivendicato la legittimità di tutti i temi dello sciopero del 15, poiché molte sono le incongruenze del vissuto comune. Una vera piaga è costituita, oggi, dal lavoro nero che è sinonimo di illegalità ma anche da situazioni di profonda irregolarità che presentano alcune aziende – come la CLP – che continuano a lavorare per il pubblico, pur avendo l’interdittiva antimafia. Con l’incontro di questa mattina, quindi, è stata confermata la necessità di un cambio di rotta verso proposte concrete, mirate al risanamento di situazioni che per molto tempo sono state mal gestite e lasciate a se stesse. Non è un mistero, infatti, che la situazione economica e produttiva in provincia di Caserta è ormai giunta al livello di guardia : aumenta la de-industrializzazione, si  incrementa il ricorso alla CIG in tutte le sue modalità, la disoccupazione, specie quella giovanile e  femminile,  ha raggiunto tassi  impressionanti. I cittadini sono allo stremo, in particolare  i pensionati, l’80% dei quali vive in provincia di Caserta con un reddito inferiore a 1.000 euro mensili. Cgil, Cisl e Uil ribadiscono, pertanto, che occorre una buona legge di stabilità che inverta le scelte recessive compiute in questi  anni:   non si può immaginare un’uscita dalla crisi senza puntare sul lavoro e sulla buona occupazione. Per questo serve un vero Governo del Paese, capace di compiere le scelte necessarie a rispondere alle richieste del mondo del lavoro.

 

In ragione di ciò, Cgil, Cisl e Uil chiedono che la legge di stabilità  preveda meno tasse ai lavoratori e ai pensionati, la rivalutazione delle pensioni, per correggere le rigidità della legge Fornero e ripristinare i meccanismi di indicizzazione del 2011;

stabilizzare i precari e reperire le risorse attraverso la riqualificazione della spesa pubblica e non attraverso tagli indiscriminati; la lotta all’evasione e all’elusione fiscale, il taglio dei costi della politica e della spesa improduttiva, l’introduzione dei costi standard. È essenziale che la legge di stabilità determini una riduzione del livello di tassazione, per la necessità di rilanciare investimenti, consumi e occupazione che non possono crescere se si  accentua l’impoverimento di lavoratori e pensionati. Tutto il settore industriale vive un momento di difficoltà che non può essere affrontato se non con scelte politiche forti e mirate a risolvere i problemi di fondo e congiunturali di settori strategici come quelli dell’elettronica, degli elettrodomestici, dell’auto, del ferroviario, del chimico, del manifatturiero,  del commercio, dei servizi, del tessile  cui fanno riferimento le vertenze aperte sul territorio e grandi aziende in situazioni di criticità. È importante che il problema venga affrontato a livello nazionale con un piano di rilancio che assicuri la continuità produttiva e occupazionale degli stabilimenti casertani. L’apparato produttivo che ancora  a fatica resiste in provincia di Caserta ha bisogno necessariamente di un impegno nazionale per conservare un valore strategico per il territorio. Anche il comparto dell’edilizia, tradizionalmente anti-ciclico, a Caserta è stato  fortemente ridimensionato dalla crisi: vanno ricercate anche qui occasioni di rilancio verso la riqualificazione dei centri storici, dell’arredo urbano, dell’edilizia scolastica, nelle ristrutturazioni finalizzate al risparmio energetico, nell’housing sociale dentro un piano concreto di realizzazione  e completamento di importanti opere infrastrutturali per il rilancio economico della provincia di Caserta. L’assenza di scelte opportune, determinerebbe un ulteriore peggioramento  delle  condizioni dei lavoratori, dei pensionati e delle imprese e, soprattutto, una diminuzione dei livelli occupazionali, in una provincia come Caserta dove il tessuto sociale è fortemente compromesso e disgregato.

 

 

 

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