Anteprima nazionale al Teatro Civico 14 di Caserta per Questione di un attimo nuovo lavoro del drammaturgo campano Emanuele Tirelli. Dal 26 al 30 dicembre 2013 il palcoscenico di vicolo della Ratta vedrà il ritorno del teatro di impegno civile con uno spettacolo costruito su tematiche che presentano una forte implicazione con la nostra realtà quotidiana, raccontando con profondo realismo tanto l’universo del precariato quanto gli oscuri ambienti della criminalità organizzata.
Affidato alla regia di Roberto Solofria e all’interpretazione di Antimo Navarra, Questione di un attimo si concentra sulla storia del giornalista Francesco Miniato, sulle difficoltà del suo mestiere e sulle ripercussioni sulla sua vita privata. Protagonista e uomo come tanti, Miniato scopre il riciclaggio all’interno del centro commerciale abusivo dove è costretto a lavorare per far quadrare i conti a fine mese. Il suo racconto presenta la parte più sincera e imbarazzante del proprio lavoro e riserva molto spazio al riciclaggio e al reimpiego di danaro sporco in Italia. La sua esperienza lo mette a confronto con la caducità di quella separazione che distingue, classifica e conforta.
Dedicato a quanti credono ancora nella terra in cui vivono, a quanti si impegnano affinché le cose cambino e a quanti ancora non sanno che le cose non cambieranno mai se resteremo tutti corruttibili, questo spettacolo si presenta come un quadro che non vuole suggerire soluzioni e invocare risorgimenti. Vuole invece raccontare una circostanza scomoda e frequente prendendo in prestito molti elementi dalla vita reale, elementi che forse proprio a causa della loro assurdità potrebbero essere i primi ad apparire frutto dell’immaginazione.
Quello che viene descritto non è un eroe e forse non ha intenzione di diventarlo.
«Mentre scrivevo Questione di un attimo ho fatto i conti con la necessità di raccontare una storia di giornalismo, precariato, riciclaggio e connivenze, e di immaginarla con un protagonista che portasse con sé tutti questi elementi. Che ne fosse invaso totalmente e quasi all’improvviso. Francesco Miniato non si prepara per eseguire capriole spericolate o mirabolanti colpi di testa, ma non vuol dire che la sua realtà non sia attraente e imbarazzante. Quello che è certo è che non si ritrova a vestire i panni dell’eroe. L’ho voluto così perché considerare un uomo “straordinario” è troppo spesso uno strumento per riconoscere una qualità negli altri e procurare gratuitamente un alibi a se stessi Le definizioni hanno un sorriso rassicurante. Concentrare parole, persone ed eventi in una cornice ben definita ci permette di restare in uno spazio delimitato e circoscritto, dove ogni cosa è già preventivamente classificata. Questione di un attimo si muove su questo concetto, cercando di raccontare quanto sia sottile e a volte inesistente questa linea di demarcazione». (Emanuele Tirelli)
«C’era una volta un giornalista che aveva scoperto un crimine. C’era una volta un centro commerciale denominato “Il Gorilla”. C’erano una volta politici e camorristi senza scrupoli. C’era una volta un ragazzo che voleva fare il suo mestiere. C’erano una volta delle persone che lavoravano onestamente e che potevano essere licenziate perché il posto dove lavoravano era abusivo e doveva essere chiuso. C’erano una volta delle persone che vivevano di corruzione. C’erano una volta dei Boss che vivevano di criminalità. C’era una volta un ragazzo che decise di andare via, perché non voleva essere un eroe, e perché nonostante fosse nato in una terra marcia, corrotta, insalubre e insalvabile non voleva fosse la sua condanna». (Roberto Solofria)