Confermata in pieno, dalla Cassazione, la condanna a tre anni e otto mesi di reclusione inflitta, con patteggiamento, dal gup di Napoli nel novembre 2012, all’ex direttore dell’Avanti Valter Lavitola, per vari reati, tra i quali associazione a delinquere e truffa aggravata sui fondi per l’editoria per 23 milioni di euro corrisposti dal 1997 al 2008. I supremi giudici, nonostante le proteste di Lavitola difeso dall’avvocato Gaetano Balice, ritengono – nelle motivazioni della sentenza 555 depositata oggi e relativa all’udienza dello scorso 18 ottobre – “ineccepibile” l’operato del gup, e hanno applicato al ricorso del faccendiere, nuovamente arrestato poco prima di Natale per tentata estorsione a Impregilo, una ammenda da duemila euro. Il doppio rispetto alla prassi.

Lo hanno fatto – si legge nel verdetto esteso dal consigliere Paolo Antonio Bruno, presidente Maurizio Fumo – “tenuto conto della peculiarità della vicenda processuale e delle insistite ragioni di censura”. Senza successo, il ricorso firmato da Balice ha chiesto una diversa formulazione dei reati contestati a Lavitola “quantomeno per il periodo compreso dal 2006 al 2008, data di entrata in vigore della disciplina più restrittiva in materia di contributi all’editoria”, mentre per il periodo precedente “avrebbe dovuto dichiararsi l’assoluzione con conseguente restituzione dei beni confiscati”. La Cassazione ha replicato che, quando si patteggia, la possibilità di ricorso alla Suprema Corte “deve essere esclusa tutte le volte in cui la diversa qualificazione presenti margini di opinabilità”. In questa vicenda – inoltre – “una situazione siffatta non è, di certo, configurabile, dato che il gup, seppur sinteticamente, così come del resto si conviene ad una sentenza di applicazione di pena concordata, rispetto alla quale l’onere di motivazione è necessariamente contratto, ha dato atto della corretta qualificazione giuridica della fattispecie, che risulta, per vero, ineccepibile in rapporto alla specificità e peculiarità delle fattispecie oggetto di esame”. Esame superato, dunque, per la formalizzazione, innanzi al gup Francesco Cananzi, del patteggiamento concordato tra Lavitola e i pm napoletani Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock. In appello, Lavitola ha sulle spalle un’altra condanna a un anno e quattro mesi di reclusione per corruzione internazionale e per un presunto tentativo di ricatto all’ex premier Silvio Berlusconi. Ora è detenuto nel carcere di Poggioreale su disposizione del gip Dario Gallo.

 

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