“La pioggia di oggi, come quella del passato in Campania evidenzia drammaticamente la rilevanza dei pericoli legati al rischio idrogeologico. Sono 504 i comuni campani in cui sono presenti zone ad elevata criticità, l’estensione di tali aree esposte a rischio è pari a oltre 2.597 kmq
(cioé circa il 19% della superficie dell’intera regione). Ben l’87% dei comuni ha nel proprio territorio abitazioni in aree golenali, in prossimità degli alvei e in aree a rischio idrogeologico e il 36% presenta interi quartieri in tali aree. Oltre la metà dei comuni in cui siano presenti zone esposte a rischio ancora non realizza una manutenzione ordinaria delle sponde, delle opere di difesa idraulica e più in generale del territorio. Solo il 58% dei comuni, si è dotato di un piano di emergenza da mettere in atto in caso di frana o alluvione e appena un terzo dei comuni ha aggiornato il piano negli ultimi due anni: fatto estremamente importante giacché disporre di piani vecchi può costituire un grave limite in caso di necessità”. In una nota Legambiente fotografa con numeri e cifre “la Campania dai piedi di argilla” che ancora una volta conta danni e perdite umane per le piogge autunnali.
” Il territorio, il paesaggio è un bene comune e come tale deve essere preservato- dichiara Michele Buonomo, presidente Legambiente Campania – e in Campania per decenni si è pensato solo a costruire, a tombare , a consumare suolo con valanga di cemento con la conseguenza di un territorio regionale che risulta ogni anno più vulnerabile rispetto al passato. Una fragilità attribuibile ad un uso del territorio che non considera le limitazioni determinate dall’assetto idrogeologico”.
“La Campania soffre in modo particolare di evidenti carenze e ritardi nella pianificazione territoriale e urbanistica, con costruzioni che sorgono in aree e su versanti troppo spesso fragili e instabili – conclude Buonomo – e un’ urbanizzazione pesante delle aree a rischio resa ancora più grave dall’ abusivismo e dove fino a pochi mesi fa, deputati campani e amministratori continuavano a chiedere il blocco delle demolizioni delle case abusive e l’estensione del condono”.