Una storia di onore e di droga dietro l’omicidio di Vincenzo Persico, il 27enne salernitano assassinato domenica scorsa in sella a uno scooter a Montecorvino Rovella (Salerno). “Enzo Coca Cola”, così era conosciuto, è stato ucciso per aver picchiato chi non voleva accettare di essere soppiantato nella gestione del mercato della droga. Chi lo ha ucciso – esplodendo alcuni colpi di pistola e inseguendolo mentre cercava scampo in sella ad uno scooter – non ha sopportato l’affronto subito. A questa conclusione sono giunti i carabinieri del Reparto Operativo di Salerno, diretti dal maggiore Michele De Maio, coordinati dal pm Vincenzo Montemurro che hanno eseguito nel corso della notte il provvedimento di fermo di indiziato di delitto nei confronti di tre delle quattro persone ritenute responsabili dell’omicidio.

I fermati sono i pregiudicati Alberto Volpicelli, 25 anni, Domenico Lamberti, detto “Mimmo ‘a Mafia”, 38 anni e Nicola Brunetto, 45 anni, tutti di Montecorvino Rovella (Salerno). Un quarto indagato è sfuggito alla cattura, ma potrebbe costituirsi nelle prossime ore. Vincenzo Persico, figlio del boss Ciro, era sottoposto all’obbligo di dimora a Montecorvino Rovella per rapina aggravata. Dal lavoro investigativo sarebbe emerso che Alberto Volpicelli dopo essere stato picchiato dalla vittima, si sarebbe immediatamente organizzato per vendicare l’affronto subito. Con una pistola semiautomatica da lui acquistata nel dicembre scorso a Napoli e con la complicità di Domenico Lamberti e di Nicola Brunetto, avrebbe organizzato il raid punitivo. Quando il killer ha visto Persico dinanzi ad un chiosco della piazza dei paese non ha esitato a rincorrerlo.

La vittima in sella ad uno scooter ha provato a dileguarsi. Ne è nato un inseguimento con l’esplosione di alcuni colpi d’arma da fuoco: uno ha raggiunto alla natica il 26enne salernitano, fuoriuscendo dall’inguine, un altro gli è penetrato nella schiena uscendo dal petto dopo aver attraversato gli organi vitali. Poi i due presunti assassini si sono portati in un luogo isolato per disfarsi del mezzo a due ruote, dei caschi e di parte del loro abbigliamento che sono stati incendiati. Qui sarebbero stati “recuperati” da Domenico Lamberti per essere condotti al sicuro. Ma dalla scorsa notte sono chiusi nel carcere di Salerno a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

 

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