Non pagava l’affitto di casa ad un amico dello zio e fu ferito da quest’ultimo il 16 novembre 2013 con un colpo di arma da fuoco. Ai carabinieri, giunti in ospedale, disse di essere stato vittima di un tentativo di rapina, ma fu smentito: i militari trovarono a casa sua un’arma clandestina e lo arrestarono.
Oggi Carmine Troia, 63 anni, e Alfredo Troia, 37, attualmente sottoposto agli arresti domiciliari per inosservanza alle prescrizioni della sorveglianza speciale, sono stati raggiunti da una ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa il 22 gennaio dal gip di Napoli, rispettivamente con le accuse di lesioni personali aggravate commesse con l’uso di arma da fuoco e di porto illegale di armi e detenzione di arma clandestina. Le indagini dei carabinieri, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, sono state avviate a novembre 2013, dopo il ferimento di Alfredo Troia. Il proprietario di casa di Alfredo, secondo quanto ricostruito, non riceveva da tempo il pagamento dell’affitto e per ‘mediare’ si era rivolto a un amico, lo zio di Alfredo, Carmine. Questi aveva cercato di convincere il nipote a pagare ma, dopo una lite scoppiata in un incontro che avrebbe dovuto risolvere la questione, lo ferì con un colpo di pistola alla caviglia destra. Ai carabinieri, intervenuti in ospedale, il 37enne aveva detto di essere stato ferito da due individui che volevano rapinarlo. Nello stesso momento la polizia trovava in casa sua macchie di sangue e una pistola semiautomatica, smentendo così la versione data e arrestandolo per detenzione dell’arma clandestina.