Il gip di Roma si è riservato di decidere sull’opposizione ad una richiesta di archiviazione firmata dal procuratore aggiunto Pietro Saviotti e riguardante l’esistenza di un presunto piano militare messo a punto nella primavera del 1978 per liberare Aldo Moro.
A parlare del presunto piano, e di un contrordine arrivato poco prima di un blitz nell’appartamento al piano superiore a quello in cui l’allora presidente della Dc era tenuto prigioniero dalla Br, è stato un ex brigadiere della Guardia di Finanza. L’ex sottufficiale, in particolare, ha sostenuto nel 2008 che, all’epoca del sequestro dello statista, quando era di stanza ad Avellino, fu reclutato e trasferito nella capitale, insieme con altri militari, al fine di liberare “un uomo politico”. Il testimone ha quindi fatto riferimento al contrordine. Da qui la denuncia alla procura di Roma e la richiesta di archiviazione dopo due anni di indagini. Nell’atto firmato da Saviotti si sostiene che non ci sono riscontri a quel racconto. A presentare opposizione, con richiesta di ulteriori accertamenti, è stato Ferdinando Imposimato, legale di Maria Fida Moro.