No ai ricatti della politica e alle minacce della criminalità. Basta subire. Bisogna denunciare chi vuole che l’Agro aversano continui ad essere Terra di Gomorra e Terra dei fuochi. Reagire per lavorare con onestà e senza condizionamenti. Sono i messaggi che lancia Francesco Mottola, l’imprenditore che ha fatto arrestare il sindaco di Sant’Arpino Eugenio Di Santo, finito ai domiciliari lo scorso 21 dicembre con l’accusa di tentata concussione senza l’aggravante della violenza.
Il primo cittadino santarpinese chiese a Mottola, titolare della ditta “Marty” di Lusciano, che si occupava del servizio della mensa scolastica, un “regalo”: un braccialetto di diamanti da donare a sua volta a un fantomatico giudice. I piani del sindaco sono saltati perché Mottola denunciò l’accaduto ai carabinieri. Scattarono le indagini. E Di Santo fu scoperto grazie alle registrazioni dei colloqui con il titolare della “Marty”. In una video-intervista esclusiva (è la prima volta che parla davanti alle telecamere) rilasciata a Campania Notizie, Mottola ricostruisce nei minimi dettagli tutta la vicenda, soffermandosi anche sullo scontro politico scoppiato tra le forze politiche e consiliari di Sant’Arpino. E soprattutto lancia un appello a tutti gli imprenditori casertani e campani: ribellativi ai soprusi dei politici e dei camorristi. Vuole essere un esempio Mottola. Per dimostrare che anche in un territorio difficile si può lavorare con onestà.
Mario De Michele
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