Tra le persone arrestate oggi figura anche Stefano Zazo, figlio del boss Salvatore, già detenuto e indicato come il reggente dell’organizzazione. Il clan (nella famiglia il cognome del fondatore, Michele Zaza, si è poi trasformato in Zazo per un errore di trascrizione all’anagrafe) riciclava i proventi del traffico di stupefacenti e delle numerose estorsioni compiute soprattutto ad anni di commercianti e imprenditori del quartiere Fuorigrotta. Nell’inchiesta risulta indagata anche un’infermiera in servizio nel carcere di Tolmezzo, che avrebbe fornito una scheda SIM al boss Salvatore Zazo consentendogli di comunicare dal carcere.
Coinvolti anche alcuni funzionari dell’Agenzia delle entrate. Il valore dei beni sequestrati ammonta complessivamente a 400 milioni. Le indagini sono state avviate in seguito a controlli eseguite nel locale notturno Mood di corso Vittorio Emanuele a Roma, gestito dalla famiglia Zazo.