Perseguite chi ci ha reso schiavi e specula sulla nostra miseria e delle nostre famiglie in Bangladesh per arricchirsi e non punite o biasimate noi. E questo in sintesi l’appello rivolto in una lettera ai lavoratori ed alle istituzioni italiane raccolto dall’associazione antirazzista ‘3 Febbraio’ dei bengalesi di Sant’Antimo, nel Napoletano, che hanno deciso di rendere pubblica la loro condizione di sfruttati chiedendo, paradossalmente, lo ‘status di schiavi’ per poter ottenere il permesso di soggiorno previsto dalla legge per gravi esigenze umanitarie.
”Ricordiamo i nostri fratelli e sorelle morti un anno fa in un crollo di una fabbrica a Dacca capitale del Bangladesh – spiegano nella lettera/appello – dove come schiavi lavoravano per le multinazionali dell’abbigliamento (alcune anche italiane). Quelle stesse multinazionali che oggi ci schiavizzano qui in Italia, a Sant’Antimo e che ci ricattano obbligandoci ad accontentarci di stipendi da fame pur di lavorare”. Poi rivolgendosi ai lavoratori italiani aggiungono: ”Vorremmo sottrarci da questa condizione che uccide la nostra dignità e quella di tutti i lavoratori ma non possiamo abbandonare le nostre famiglie in Bangladesh. Quando riusciamo a mandare loro soldi bastano 20 euro per assicurare cibo per un mese”. ”Vi chiediamo di sostenere la nostra denuncia di riduzione in schiavitù e che sia dato un soggiorno per motivi umanitari a tutti noi che denunciamo l’ingiustizia e lo sfruttamento. Se ci riusciremo sarà un bene per tutti”.