Tre milioni di euro. Questo il prezzo che sarebbe stato pagato da Berlusconi perché l’allora senatore Sergio De Gregorio, eletto nelle liste dell’Idv, cambiasse schieramento per determinare la caduta del governo Prodi. E’ l’accusa contestata all’ex premier, imputato di corruzione al processo per la presunta compravendita dei senatori che comincerà l’11 febbraio prossimo davanti al Tribunale di Napoli. Un reato che i pm Vincenzo Piscitelli, Henry John Woodcock, Alessandro Milita e Fabrizio Vanorio ipotizzano anche nei confronti dell’ex direttore dell’Avanti Valter Lavitola, il quale nella vicenda avrebbe avuto il ruolo di intermediario.

A De Gregorio sarebbero stati consegnati due milioni in contanti (versati sui suoi conti in varie tranche) e un milione sotto forma di finanziamento al movimento Italiani del Mondo di cui era promotore. L’inchiesta sulla cosiddetta ”Operazione Libertà” – consistita nella passaggio al centrodestra di alcuni senatori per provocare la crisi della maggioranza che a Palazzo Madama si reggeva sul filo di pochi voti – fu avviata dalla procura di Napoli in seguito alle dichiarazioni fatte dallo stesso De Gregorio, coinvolto in altre vicende giudiziarie. L’ex senatore non figura tuttavia tra gli imputati essendo uscito definitivamente dal processo dopo aver patteggiato la pena (un anno e 8 mesi, con sospensione della pena). I fatti al centro del processo si riferiscono a un arco di tempo che va dal 2006 al 2008. Berlusconi e Lavitola furono rinviati a giudizio il 24 ottobre dello scorso anno dal gup Amelia Primavera. Una precedente richiesta di giudizio immediato avanzata dalla procura era stata respinta da un altro giudice. I magistrati ritengono che quello di De Gregorio non fosse un caso isolato e sono tuttora in corso indagini, anche da parte procura di Roma.

 

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