“Se come organo istituzionale cerchiamo un’interlocuzione con la giunta regionale sui temi del contrasto alla camorra, della sicurezza, del riutilizzo dei beni confiscati, ci si perde in un intricato universo di incarichi fiduciari e deleghe più o meno chiare, che dovrebbero far riferimento direttamente alla sua persona, ma che, sostanzialmente, assomigliano ad un ginepraio dove poi non si sa nemmeno chi materialmente debba fare cosa”.
Questo è uno dei passaggi della missiva che Antonio Amato, Presidente della Commissione Regionale Beni Confiscati e Ecomafie, ha inviato questa mattina al Presidente Caldoro “Lo denunciamo da tempo: ci scontriamo ogni giorno con un pantano che impedisce finanche di individuare degli interlocutori, e non solo nella giunta ma anche tra gli uffici, visto che nella riforma della macchina amministrativa ci si è dimenticati di assegnare specifiche funzioni su queste fondamentali tematiche” afferma Amato “Viviamo vere e proprie vicende kafkiane, e pure dopo aver individuato percorsi e risorse per progetti di riutilizzo dei beni confiscati, ad esempio, non si sa poi chi materialmente scriva la delibera, chi traduca formalmente in atti quanto definito. Per non parlare della normativa regionale approvata all’unanimità e poi mai attuata, soprattutto per le previsioni di governance impantanate in strani meccanismi di veti incrociati. E se è difficile addirittura per un organo del consiglio regionale individuare interlocutori su queste tematiche” conclude il Presidente della Commissione Regionale “gli attori esterni, tra cui i tanti operatori che direttamente si mettono in gioco per determinare processi virtuosi di contrasto alla camorra, sbattono contro veri e propri muri di gomma che si traducono nella totale assenza del dovuto supporto istituzionale. Tutto questo non è più né giustificabile né tollerabile, c’è bisogno di trasparenza, soprattutto di un’assunzione di responsabilità chiare, definite e condivise”.