Sant’Antimo. Lunedi 10 Marzo, giungeva alla sezione Enpa di Napoli, nella persona di Rosaria Vardaro, una segnalazione su un pony abbandonato in una campagna. Sul posto oltre all’Enpa sono intervenuti anche le autorità , l’Asl ed altre associazioni. Il pony è stato subito recuperato e messo in sicurezza ma presentava una frattura alla zampa ed era privo di un occhio.
Inizialmente era stato trasportavo a Giugliano per un successivo intervento sull’arto. Fortunatamente, non è sempre vero che vengono abbattuti, dipende dai punti di frattura e dal tipo di frattura. Le fratture delle ossa del carpo sono lesioni abbastanza comuni nei cavalli che si allenano attivamente. E ’possibile distinguere quattro tipi di fratture del carpo: fratture parcellari, o piccole fratture articolari marginali; 2) fratture a piastra; fratture dell’osso carpale accessorio; fratture multiple comminute. A seconda della frattura il cavallo può essere curato in tempi brevi o più lunghi. Purtroppo alcune fratture provocano tempi di guarigione esageratamente lunghi e non sempre efficaci e sicuramente un cavallo che recupera il movimento della zampa non potrà più correre come prima. Le fratture incomplete possono coinvolgere solo l’osso subcondrale palmare/plantare oppure essere bicorticali. Le fratture vengono definite complete se si estendono fino alla superficie periostale della metafisi o diafisi dell’osso. La dislocazione può essere abassiale, prossimodistale, dorsopalmare/plantare o rotazionale e frequentemente si osserva una combinazione di queste condizioni. Due tipi di fratture si possono propagare nella diafisi metacarpale/metatarsale; la prima rimane in un piano sagittale o parasagittale e la seconda inizia in questo piano e poi cambia orientamento verso i piani obliquo o frontale queste generalmente vengono indicate come fratture spirali. La comminuzione si osserva solo nelle fratture complete. Le fratture del condilo laterale variano per il loro punto di origine sul bordo sagittale fino a frammenti più stretti, a meno di 10 mm dal margine abassiale dell’osso. L’immobilizzazione chirurgica e la compressione della frattura consentono di ridurre al minimo il deficit articolare, migliorano la qualità della riparazione della cartilagine ialina, riducono il rischio di propagazione della frattura ed offrono l’analgesia più efficace e opportuna. Inoltre, dovrebbero ridurre al minimo il periodo della necessaria immobilizzazione o confinamento. Quindi, nella maggior parte dei casi la riparazione chirurgica rappresenta il trattamento d’elezione.
Attualmente, grazie all’intervento della Presidente Nazionale la senatrice Carla Rocchi, del veterinario Enpa dell’unità d’intervento nazionale delle guardie zoofile Giovanni Ferrara e di Rosaria Vardaro il pony è stato dato in affidamento all’Enpa per i successivi interventi e per le riabilitazioni. Grazie all’Enpa ed a tutte le persone intervenute volontari e non, si è riusciti a salvare un’anima innocente, vittima come sempre dell’essere chiamato “umano” che tanto umano non è.