“Chi ha più forza quello spara; dove ci vuole la politica c’è mio fratello Nicola, dove ci vogliono i soldi ci sto io e dove ci vuole la forza c’è pure la forza”. Nicola è Nicola Cosentino, ex deputato Pdl ed ex sottosegretario all’Economia finito nei guai con la giustizia per i suoi rapporti con i Casalesi, il potente clan che prende il nome da Casal di Principe, la città di origine dell’esponente politico. E a pronunciare quelle parole, al quale viene attribuito un chiaro significato intimidatorio, è il fratello Giovanni, che si sarebbe rivolto così a un imprenditore in concorrenza con la sua famiglia. Nicola, Giovanni e un terzo fratello, Antonio, sono da stamattina in carcere in esecuzione di una ordinanza di custodia emessa su richiesta dei magistrati della Dda partenopea. Per Nicola Cosentino è il secondo arresto in un anno, dopo quello nell’inchiesta per presunto riciclaggio di capitali nella costruzione, mai avvenuta, di un centro commerciale. Dopo un periodo ai domiciliari, l’8 novembre scorso era tornato in libertà.
Concorrenza illecita, episodi di estorsione e concussione per favorire l’attività degli impianti di distribuzione di carburanti gestiti dalla famiglia Cosentino, il tutto con l’aggravante del metodo mafioso grazie all’amicizia con i Casalesi: sono queste le accuse contestate dai pm Antonello Ardituro e Fabrizio Vanorio, della Dda, coordinati dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli e da Francesco Curcio, della Direzione nazionale antimafia. Una inchiesta che ruota sulle attività dell’azienda di famiglia, Aversana Petroli, che opera nel settore della distribuzione del carburante, e sulle presunte vessazioni nei confronti di un imprenditore Luigi Gallo, che intendeva mettersi in concorrenza con i Cosentino. Sono complessivamente 13 le misure cautelari eseguite dai carabinieri di Caserta, tra cui anche quelle nei confronti di Pasquale e Antonio Zagaria, fratelli di Michele, boss del clan dei Casalesi. Gallo stava cercando di impiantare un distributore di carburante a Villa di Briano (Caserta), e il colloquio con Giovanni Cosentino risalirebbe al 2002, quando, incontrandolo in un bar, l’imprenditore gli avrebbe chiesto i motivi di “tanta cattiveria”. Il progetto, abbandonato agli inizi degli anni Duemila in seguito alle numerose difficoltà insorte, tra cui la revoca dell’autorizzazione da parte del Comune, venne ripreso dopo il 2008, quando fu varata la legge che liberalizzava l’apertura dei punti vendita. Gallo fece ripartire i lavori, ma si trovò – secondo la ricostruzione degli inquirenti – di nuovo in enormi difficoltà: i fratelli Zagaria gli imposero una propria ditta per il completamento dell’impianto, con costi esorbitanti e materiali scadenti; le industrie produttrici di carburanti rifiutarono di sottoscrivere accordi; i fratelli Cosentino si offrirono di entrare in società ma a condizioni inaccettabili, come quella di diventare proprietari del suolo. Nell’inchiesta è indagato anche l’ex prefetto di Caserta ed ex deputato del Pdl Maria Elena Stasi, accusata di concussione ed estorsione. Stasi nel 2002, quando era viceprefetto a Napoli, avrebbe cercato di far rimuovere dall’ incarico un tecnico comunale considerato “scomodo”, convocando in un ufficio della prefettura di Caserta, l’allora sindaco di Vallo di Briano, alla presenza di Nicola Cosentino.