Visita ispettiva senza preavviso del consigliere regionale Antonio Amato nell’OPG di Aversa, quello che una volta si chiamava manicomio giudiziario, la cui chiusura, fissata per il 1 aprile 2014 è stata nuovamente prorogata di un anno. Nella struttura sono presenti 147 internati, sofferenti psichici autori di reato, condannati ad una misura di sicurezza detentiva prorogabile senza limiti. In tutta Italia gli OPG sono sei (Aversa, Barcellona Pozzo di Gotto, Castiglione delle Stiviere,Montelupo Fiorentino, Napoli, Reggio Emilia) e vi sono circa 1.200 internati. «Abbiamo incontrato storie drammatiche e incredibili – dichiara Antonio Amato – come quella di Giuseppe (il nome, come tutti quelli che seguono è di fantasia),in Opg dal 1991. Originario di Latina, ha scontato 23 anni di internamento per offese e resistenza a pubblico ufficiale. Per gli psichiatri dell’Ospedale Giudiziario di Aversa potrebbe uscire ed essere curato dalla sanità territoriale, per il Centro di salute mentale laziale di appartenenza, invece, persiste la pericolosità sociale. Eppure non sono mai venuti a visitarlo – sottolinea incredulo il consigliere Amato – la diagnosi è avvenuta per corrispondenza, come il rifiuto alla presa in carico». Dalla visita ispettiva è emerso che vi sono altre sei persone internate in OPG da oltre 20 anni. Il primato spetta ad Antonio, di Avellino, internato da 27 anni. Un settimo Riccardo, ad Aversa da oltre due decenni, è morto qualche mese fa, senza mai riuscire a ritornare libero. «Insieme a queste persone abbiamo incontrato tanti nuovi arrivati – sottolinea Amato. Ad oggi 147 internati, alcuni giovanissimi come Luca, 21 anni. Cosa si garantisce in una struttura simile ad un giovane che vive una situazione di forte difficoltà psichica? A fronte dei progetti di dimissione che pure si sono avuti, ci sono ogni settimana nuovi internamenti, mentre continuano anche le resistenze alla presa in carico delle Asl di appartenenza». In alcuni casi alcuni internati rientrano dopo il fallimento delle licenze di esperimento alternative all’Opg.
«La questione – afferma Amato – è che alcune dimissioni sono null’altro che un nuovo internamento in strutture para manicomiali. Qui basta un litigio, il rifiuto di assumere la terapia, per avere un giudizio negativo e il ritorno in Opg». A seguito della visita ispettiva senza preavviso all’opg di Aversa Amato ne segnala anche le gravi carenze organizzative e strutturali «Come si può pretendere che questi luoghi siano curativi se poi, a fronte di patologie anche gravi, c’è un solo psichiatra disponibile dalle 8,00 alle 20,00 e solo nei giorni feriali? Quanti pazienti può seguire uno psicologo presente dalle 8 alle 14? Può bastare di notte o la domenica un solo medico di medicina generale? Cosa resta dell’area trattamentale, di tutte le misure alternative all’utilizzo dei farmaci, se per un anno intero vengono stanziati 5 mila euro? Alcuni internati» afferma il consigliere del PD che preannuncia un interrogazione urgente a seguito della visita «restano nelle stanze sempre, anche per pranzo e cena. La maggior parte del tempo, semplicemente, non c’è nulla da fare se non fumare, in condizioni di pulizia e igiene che lasciano fortemente perplessi». Antonio Esposito, ricercatore universitario che da anni si occupa della questione, presente nella delegazione ispettiva ritiene «sicuramente positivo il superamento della contenzione fisica. Il mancato utilizzo di letti e fascette di contenzione, pure qui frequentemente utilizzati almeno fino al 2011, indica che probabilmente legare non è così necessario» afferma Esposito «Tuttavia, preoccupano l’abuso della terapia farmacologica e l’uso di alcune misure come il ricorso sistematico all’isolamento, alla sorveglianza a vista, che sembrano rispondere a necessità disciplinari piuttosto che sanitarie». Aumentano gli immigrati internati per motivi banali. «C’è un ragazzo che è entrato in OPG per una pipì fatta in piazza» racconta ancora Esposito «pensavano fosse nigeriano, qui hanno scoperto che è originario della Guinea. E’ giunto in Italia dalla Libia su un barcone, per lui, come per un altro internato srilankese che viveva per strada, l’internamento in OPG, che a volte segue quello nei CIE, è la risposta repressiva che diamo alle nuove forme di povertà e irregolarità. Certo – conclude Antonio Esposito – incontrare ancora in questa struttura pure le stesse persone riprese nei video denuncia della commissione Marino indica come, dopo il clamore mediatico, stia scivolando tutto, ancora una volta, in un cono d’ombra che ripete sempre lo stesso orror»e.
«Altro che proroga di un anno – conclude il consigliere Amato – con il mancato investimento sulla psichiatria territoriale e sui progetti terapeutici individualizzati, senza la riforma del nodo delle misure di sicurezza, questi luoghi, magari con un altro nome, non svuoteranno mai. Utilizziamo questo tempo perché non ci siano più alibi all’orrore degli opg, perché finalmente si investa su progetti di cura costruiti sulla singola persona, si superi il persistente stigma sulle persone affette da patologia psichiatrica, non si agisca solo per sostituire il nome delle scatole contenitive»