“Mi porti un po’ di spesa? Tolte le prugne, che non mi piacciono, semmai un po’ d’uva”: così, nel 2010, l’allora prefetto di Avellino Ennio Blasco parlava con Erasmo Caliendo, cognato dell’imprenditore Carlo Buglione. L’ intercettazione è contenuta nell’ordinanza di custodia cautelare del gip Giovan Francesco Fiore. Secondo l’accusa i fratelli Buglione, dopo il trasferimento di Blasco dalla Prefettura di Napoli a quella di Avellino, trasferirono in Irpinia anche le loro aziende, colpite a Napoli da interdittiva antimafia. Nel capoluogo irpino fu avviata una nuova istruttoria antimafia e, in attesa che fosse completata, le aziende dei Buglione poterono stipulare i contratti. Il prefetto firmò infine l’interdittiva ma, secondo l’accusa, con un ritardo di due anni e solo perché aveva saputo che era in corso un’ inchiesta giudiziaria sui ritardi. Il provvedimento prefettizio fu poi annullato dal tar di Salerno, competente su Avellino, e l’annullamento è stato di recente confermato dal Consiglio di Stato. L’interrogatorio di garanzia per Blasco è fissato per dopodomani.

 

 

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