Napoli/Matese- “La regione  non crede alla forestazione ed alle aree montane”.Il binomio comparto forestale e zone interne  non è casuale nella riflessione a  360 gradi di Vincenzo Luciano, vicepresidente Uncem-  per la specificità rurale ed ambientale dei territori regionali specie a  dislocazione  interna. Una riflessione sotto la pressione della persistente drammatica attualità di nodi irrisolti( con severe critiche ai vertici regionali e burocratici per esasperanti lungaggini)  che  non tiene conto sufficientemente  anche di errori del passato( la cosiddetta stabilizzazione con incremento dei costi, il ricorso facile all’indebitamento, la scarsa valutazione della produttività forestale) ma elenca le questione più scottanti  al centro di un’agenda politica  regionale che oscilla tra (promessi)  scatti   di riforma-riordino e  periodici stop. Checcè ne dicano il governatore Caldoro che a Piedimonte Matese  parlò  di riscatto e ripartenza delle aree interne(“ lo dimostrerò con un dossier in riferimento agli aspetti innovativi delle periferie”) o l’assessore Martusciello  affaccendato alle Europee. “Questa storia-  scrive,indignato, Luciano- mi fa proprio rabbia, perché a pagare sono migliaia di lavoratori e con loro, le nostre comunità ed i nostri territori montani, sempre più abbandonati ed offesi. Oggi, stiamo vivendo una fase volutamente confusa, fuorviante, di mezze verità, che tendono a nascondere alcune questioni inconfutabili. La Regione non crede nella forestazione e nelle nostre zone interne, vengono considerate un peso e non una risorsa. Non vi è un euro di risorse ordinarie nel bilancio regionale sul capitolo forestazione- sottolinea  con vigore il vice Uncem-  si riducono all’osso le spese per la lotta agli incendi boschivi e non si coprono più neanche le spese per tenere aperte le nostre Comunità montane ed il personale interno ( anche loro in forte sofferenza economica, e non serve a nessuno una guerra tra poveri). Ormai le uniche risorse per il settore e per pagare 4.000 forestali, vengono attivate sui fondi europei, con tutte le complicanze e le difficoltà di utilizzo di tali fondi. Le già fragili Comunità Montane sono state lasciate sole, dall’oggi al domani, rispetto ad una progettualità ed a sistemi di rendicontazione molto particolari e per certi versi “forzati”, anche sul piano della legittimità e della correttezza amministrativa. Quante responsabilità si sono assunti i Presidenti delle CC.MM.(comunità montane ndr), in una interlocuzione difficile, “deficitaria” e lenta, con la struttura burocratica regionale? Piani di bonifica montana 2011 e 2012, rendicontati ed addirittura ancora scoperti a tutt’oggi dalla Regione per circa 16 mil. di euro, anticipati in “vario modo” dalle CC.MM. Per il 2013, nonostante le continue ed a volte assurde richieste di chiarimenti ed integrazioni sulla rendicontazione, da parte della Regione, devono ancora corrispondere il 35% circa delle risorse. Da più di un mese circa il 50% delle CC.MM. hanno superato le “forche caudine” della rendicontazione e nonostante i decreti in ragioneria, ancora la Regione non ha corrisposto un euro per queste CC.MM., anzi, la ragioneria ha fatto rimodulare i decreti, per cui non pagano più il 35%, ma solo il 20% (sic!!!). Le altre CC.MM. ed i Presidenti/Sindaci stanno intensificando ogni sforzo per rispondere alle continue richieste integrative della Regione e continuando ad assumersi, loro, ancora responsabilità nella documentazione rendicontale e se ci fossero “colpevoli ritardi”, vanno colpiti con forza. Per il 2014, con i 60 mil. in cassa dei fondi PAC, più 4 mil. e mezzo dell’antincendio boschivo, più i 2 mil. di euro per l’esercizio della delega forestale, non viene ancora corrisposta nessuna anticipazione, nonostante gli impegni presi in tal senso e finalmente si sia definito, da pochissimi giorni, il riparto. Quindi ricapitolando- conclude Luciano-  avevamo concordato nel dicembre 2013 (alla presenza anche dell’ Ass. al bilancio, Giancane), di attivare almeno 9 mil. sui crediti avanzati dalle CC.MM. al 2011 e 2012; di pagare il 35% restante a saldo 2013; di dare un anticipo sulle risorse 2014; insomma a tutt’oggi dovevamo avere nelle casse delle CC.MM. circa 60 mil. di euro. Ad oggi abbiamo avuto “0”, tranne quel 20% in arrivo, dei decreti pronti per il 2013. Non entro nel merito delle riforme, sia della L.R. 11 che quella su una nuova governance che supera le Comunità Montane ed affida alle Unioni dei Comuni Montani più funzioni e servizi da gestire, dove una nuova, multifunzionale e più produttiva forestazione potrebbe dare stabilità occupazionale ed economica. Esiste ormai una legge nazionale: la Delrio; esiste un DdL regionale: Foglia-Pica, fermo in consiglio regionale da mesi; esiste una bozza di riforma del settore forestale: Nugnes; Insomma, ci sono tutti i presupposti per chiudere il confronto e dare anche alla Campania una buona legge, ma soprattutto le risorse economiche adeguate. La montagna non vuole elemosine, ma il giusto riconoscimento a risorse e a politiche che possono aiutare l’intera Regione nella sua crescita. Insieme, senza divisioni, possiamo farcela!”.

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