“Ho chiamato il capo di gabinetto del ministro Alfano per informare che avrei fatto disputare la partita. Ho aggiunto che se il ministro fosse stato di diverso avviso sarei stato naturalmente pronto a riesaminare con lui la mia decisione. Non sono stato richiamato”. Lo afferma a Repubblica il prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, che alla domanda se avrebbe fatto giocare anche se fosse arrivata la notizia che il tifoso napoletano non ce l’aveva fatta, replica: “Avrei fatto giocare comunque”. Con l’animo, spiega, “di un prefetto che deve garantire il principio su cui si fonda uno Stato di diritto democratico e che, di conseguenza, è tenuto ad applicare la regola cardine dell’ordine pubblico. Il principio secondo il quale il diritto della maggioranza va tutelato dai tentativi di espropriazione e sovversione di una minoranza. Sabato sera – precisa – c’erano 55mila tifosi per assistere a una partita e avevano diritto di farlo. E ce n’erano 5mila che sostenevano di volerlo impedire. Se avessi ceduto al ricatto di quella minoranza non solo sarei venuto meno al principio, ma il problema di ordine pubblico lo avrei creato”. “Piaccia o no – prosegue il prefetto – le istituzioni hanno operato in “stato di necessità”, in nome di una “ragion di Stato””, ma con Genny la Carogna “abbiamo solo interloquito, non trattato”. “Il problema – aggiunge – non è del sottoscritto o dei funzionari di polizia che sono chiamati al lavoro sporco di sedersi davanti a certi soggetti. Il problema è di chi li legittima” come “anche alcuni presidenti di società calcistiche che finiscono per attribuire un ruolo a questi signori”.