L’Udc casertano gira pagina e soprattutto cambia volto. Finisce il dominio incontrastato di Domenico Zinzi e inizia una nuova era. Che ruota attorno al consigliere regionale Angelo Consoli e ad un rinnovato gruppo dirigente. Lorenzo Cesa non ha più dubbi: il partito di Terra di Lavoro va commissariato. Per il segretario nazionale, capolista nel meridione nella lista Ndc-Udc alle europee, non si può lasciare il partito nelle mani di Zinzi e company. Il presidente della Provincia si è di fatto posto fuori dall’Udc (“non lo sento più come il mio partito”, ha detto) e ha avviato una relazione segreta, oggi ormai nota a tutti, con Forza Italia. A pochi giorni dal voto del 25 maggio è impensabile quindi consentire a Zinzi di muovere ancora i fili del partito e contemporaneamente portare acqua al mulino degli avversari. Il numero uno di corso Trieste infatti è impegnato anima e corpo (ma lui non lo ammetterà mai) a sostegno di Fulvio Martusciello. L’ordine di scuderia per far votare per l’assessore regionale è partito nei giorni scorsi. Il salto della quaglia di Zinzi ha una motivazione “familiare” più che politica: l’obiettivo è candidare il figlio Gianpiero alle prossime regionali con la casacca di Fi.

Di fronte a una strategia del genere l’Udc non può stare a guardare. E Cesa lo ha capito. Da qui la decisione di tagliare la testa al toro (Zinzi) con l’imminente commissariamento del partito casertano. Non a caso il segretario nazionale torna in provincia di Caserta. Il segnale è chiaro: Consoli è il riferimento territoriale dell’Udc, l’era Zinzi è finita. Un epilogo e allo stesso tempo un nuovo inizio che sarà scritto oggi all’Hotel Pisani dove si terrà una manifestazione elettorale, introdotta da Consoli, con la partecipazione di Cesa, Paolo Romano e Giuseppe Gargani, anche loro candidati alle europee. Sarà presente anche il consigliere regionale Eduardo Giordano. Un incontro che segnerà il passaggio di consegne: Cesa affiderà il partito a Consoli. L’Udc riparte da lui e da un gran numero di dirigenti, amministratori locali e militanti. La “famiglia” Zinzi è già solo un ricordo.

Mario De Michele

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