“Il dottor Milita è l’unica persona che non mi ha colpito al cuore, mentre gli altri lo hanno fatto colpendo i miei fratelli e parenti con sequestri e arresti. Milita fa il suo dovere”. Lo ha detto Giuseppe Setola, killer del clan dei Casalesi, più volte condannato all’ergastolo, durante un’udienza, nel tribunale di Santa Maria Capua Vetere, del processo sull’omicidio di Domenico Noviello, avvenuto il 16 maggio 2008 a Castel Volturno. Il capo dell’ala stragista dei Casalesi – già condannato con sentenza definitiva per 15 omicidi commessi tra il maggio e il dicembre 2008 nel Casertano, tra cui quelli dei sei immigrati africani massacrati nella nota “strage di San Gennaro” – ha preso la parola poco dopo che il presidente della Corte d’Assise, Maria Alaia, ha dichiarato chiusa l’istruttoria dibattimentale e proprio mentre il pm della DDA Alessandro Milita, già in piedi, sta per iniziare la sua requisitoria. Parole pronunciate per scagionare sé stesso, come già ha fatto in altre udienze del processo, e gli altri imputati, e per chiedere al pm di chiamare altri testimoni. “Il mio avvocato Alberto Martucci già sa tutto, si deve mettere d’accordo con lei dottor Milita perché lei deve citare altre persone per riaprire il caso; tutti gli imputati di questo processo sono qui perché frutto della mia mente malata, della mia demenza e della mia crudeltà”. A questo punto Milita ha sbottato: “Setola, cosa sta dicendo, io non se so nulla”. Quindi, rivolto al presidente della Corte Setola afferma: “Io sono innocente, non ho sparato a Noviello, presidente se lei mi condanna ingiustamente ne avrà rimorso per tutta la vita”. Setola ha parlato per quasi un’ora. Poi, il presidente ha deciso di rinviare l’inizio della requisitoria al 25 giugno prossimo.

 

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