Pepe Reina “non scarta” l’idea di restare a Napoli anche per la prossima stagione. Il portiere spagnolo, intervistato da Radio Onda Cero in Brasile, dove è in ritiro con la nazionale di Del Bosque, ha parlato anche del suo futuro. “Restare a Napoli? Credo che la possibilità ci sia – ha detto -. Dipenderà dal Liverpool, dal Napoli e da Pepe Reina”. “A Napoli – ha proseguito il portiere – sono stato molto bene quest’anno, dove mi sento ben voluto e dove c’è un progetto sul tavolo che fa sognare. Non ho mai scartato l’idea di restare a Napoli”. Reina ha giocato quest’anno in azzurro in prestito dal Liverpool con cui ha ancora due anni di contratto, ma è estremamente improbabile che il prossimo anno torni a vestire la maglia dei reds. Su di lui ci sarebbero gli occhi dell’Atletico Madrid che deve sostituire Cortois, tornato al Chelsea. “Io ho un contratto con il Liverpool e devo tornare lì, ma ci sono anche possibilità che vada di nuovo via”, ha detto il 31enne portiere che ammette anche di sentire “sempre di più la voglia di tornare in Spagna ogni anno che passa”. “L’interesse dell’Atletico? Fa sempre piacere sentirti messo in rapporto a un club importante ma l’unica realtà è che devo tornare al Liverpool e ancora non abbiamo parlato di niente con il club inglese”. La possibilità che Reina resti a Napoli è legata soprattutto all’ingaggio del portiere che è di quasi cinque milioni a stagione, una cifra considerata troppo alta dal club azzurro, come aveva fatto capire nei giorni scorsi il presidente De Laurentiis, affermando, in merito alla trattativa con lo spagnolo: “i contratti si fanno in due, perché si va avanti se c’è lecita convenienza bilaterale “. Intanto Reina dal Brasile ha parlato anche della spedizione spagnola al Mondiale: “Non siamo sazi, siamo ambiziosi e felici di essere tra i favoriti da campioni in carica, ma sappiamo anche che è una grossa responsabilità e che è sempre difficile ripetersi”, ha detto. Il portiere ha anche commentato il “fuori onda” di Pique a Del Bosque sull’addio di Fabregas al Barca, affermando che a volte la stampa “passa il limite”.