Sono 29.274 le infrazioni accertate nel 2013, più di 80 al giorno, oltre tre all’ora. Questa la fotografia dell’ecomafia scattata da Legambiente nel rapporto 2014 che “monitora e denuncia puntualmente la situazione della criminalità ambientale”, da cui emerge che il fatturato sfiora “i 15 miliardi di euro” (in calo a causa della minor spesa pubblica) e coinvolge “numerosi clan” (321) del malaffare. Gli eco-reati riguardano: agroalimentare (25%); fauna (22%), rifiuti (15%), ciclo del cemento (14%). In testa, la Campania. Il business eco-criminale registra una “lieve flessione”: l’anno scorso era pari a 16 miliardi. Per Legambiente la ragione è “il calo degli investimenti a rischio (da 7,7 a 6 miliardi)”; come dire la ‘spending review’ della spesa pubblica incide anche sulle “occasioni di guadagno delle cosche”. Rimangono invariati gli affari del business illegale dei rifiuti speciali, pari a 3,1 miliardi di euro, e il fatturato dell’abusivismo edilizio (1,7 miliardi). Il 47% dei reati ambientali riguarda le “quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa”: Campania, Puglia, Calabria e Sicilia; regioni dove si registra anche il record delle persone denunciate (4.072). Al centro la regione con più eco-crimini è il Lazio (2.084 reati); la prima del nord è la Liguria (1.431 reati). Tra le province in testa c’è Napoli, seguita da Roma, Salerno, Reggio Calabria e Bari. Aumentano i reati nel ciclo dei rifiuti, passando da 5.025 a 5.744 (più 14,3%). Prima la Campania (17% dei reati). Tra le provincie, in testa c’è Napoli seguita da Roma. I reati legati al ciclo del cemento calano del 12,7%. In cima alla classifica sempre la Campania. Napoli è la provincia più colpita. Vera e propria esplosione per i reati nel settore agroalimentare (9.540 reati contro i 4.173 reati dell’anno scorso, e il raddoppio delle denunce). Buone notizie sul fronte incendi (meno 63%). Legambiente – che quast’anno dedica il rapporto alla memoria di Ilaria Alpi e Milan Hovratin e del sostituto commissario di polizia Roberto Mancini – cita anche le infiltrazioni malavitose nelle pieghe della green economy, dei centri commerciali e della grande distribuzione