Non sono di natura umana i resti rinvenuti dai carabinieri il 28 maggio scorso a Marcianise (Caserta) durante i sopralluoghi alla ricerca di tracce di Pasqualino Porfidia, il bambino scomparso nel nulla mentre era vicino casa il 7 maggio del 1990, all’età di 8 anni e mezzo (oggi ne avrebbe 32). Lo comunica con una nota la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere che coordina l’indagine. La scoperta di frammenti di ossa e brandelli di vestiti avvenne durante le ricerche all’interno di un muro di cinta di un’abitazione nel quartiere San Giuliano, dove il bimbo viveva e fu visto l’ultima volta seduto su un panchina. I consulenti nominati dalla Procura hanno però escluso categoricamente (al 100%) che si possa trattare di reperti dovuti alla decomposizione di materiale umano. L’inchiesta fu riaperta nel maggio scorso dal Gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere su richiesta della Procura guidata da Corrado Lembo cui si erano rivolti con apposita istanza i familiari di Pasqualino, che sostenevano la necessità di effettuare nuove indagini nei luoghi in cui il piccolo scomparve, in particolare nei cunicoli sotterranei che collegavano i vari pozzi d’acqua e che attraversano la zona di San Giuliano. I sopralluoghi sono andati avanti nel mese di maggio per oltre una settimana. Le indagini proseguiranno.